L’amministrazione Trump, con la sua visione utilitaristica della cultura, ridotta a mero costo da eliminare, rappresenta un sintomo preoccupante di un’erosione più profonda dei valori democratici. Questa prospettiva, intrisa di vendetta verso istituzioni come Harvard che osano criticarla, solleva interrogativi inquietanti sulla maturità e sulla responsabilità di chi detiene il potere in una nazione che si definisce paladina della libertà. Durante una recente lezione al Master di scrittura della Strada degli Scrittori di Agrigento, la stimata scrittrice Dacia Maraini, in un dialogo illuminante con il giornalista Felice Cavallaro, ha offerto una lucida analisi della situazione americana e delle sue implicazioni globali.Maraini ha espresso profonda preoccupazione per la relativa inesperienza americana in materia di regimi autoritari, sottolineando una pericolosa lacuna nella comprensione del rischio insito nella polarizzazione e nella disinformazione. La frammentazione dell’accesso all’informazione, esacerbata dall’uso esclusivo dei social media, crea una realtà distorta in cui la capacità di discernimento viene compromessa. Un individuo che si affida esclusivamente a fonti digitali filtrate, rischia di diventare prigioniero di algoritmi e camere di risonanza, incapace di sviluppare un pensiero critico e indipendente.La scrittrice ha veemente raccomandato la lettura come strumento fondamentale di emancipazione e liberazione intellettuale. La lettura, per Maraini, non è un semplice passatempo, ma un atto di resistenza, un processo attivo di costruzione della conoscenza che permette di decostruire stereotipi e pregiudizi, e di sviluppare una visione del mondo più ampia e complessa. È un viaggio interiore che nutre l’immaginazione e affina la capacità di analisi.Nel condividere frammenti del suo personale percorso, Maraini ha toccato con sensibilità il tema della sofferenza, rievocando gli anni dell’infanzia trascorsi in un campo di concentramento, un’esperienza che l’ha segnata profondamente e che le ha insegnato il valore inestimabile della dignità umana e della libertà.La scrittrice ha inoltre affrontato con coraggio il tema della politicizzazione della cultura, denunciando la pratica sempre più diffusa di assegnare incarichi e fondi pubblici sulla base di criteri di fedeltà politica, piuttosto che sulla competenza e sulla professionalità. Questa deriva mette a rischio l’integrità e la qualità delle istituzioni culturali, trasformandole in strumenti di propaganda e di controllo.Maraini ha infine lanciato un monito severo, sottolineando il pericolo concreto di un ritorno a sistemi non democratici anche in Italia, invitando a vigilare e a difendere i valori della libertà, della tolleranza e del pluralismo. La fragilità della democrazia richiede un impegno costante e una consapevolezza critica, per evitare che l’oscurantismo e l’autoritarismo possano offuscare la luce della ragione e della giustizia. La difesa della cultura come bene comune è, in ultima analisi, la difesa stessa della democrazia.
Trump, Dacia Maraini e il monito sulla fragilità della democrazia
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