mercoledì 24 Settembre 2025
25.9 C
Palermo

Vendetta Scalisi-Laudani: Piano di estirpazione e alibi fittizi

Nel cuore di un’estate torrida, un progetto di vendetta si dipanava nell’ombra, alimentato dal dolore e dalla sete di giustizia di Pietro Lucifora, figura apicale del clan Scalisi di Adrano, un’organizzazione criminale intrinsecamente legata alla potente famiglia Laudani di Catania.
La morte violenta del figlio, Nicolò Alfio, avvenuta il 20 aprile 2025 a Froncofonte, nel Siracusano, aveva innescato una spirale di rancore e pianificazione meticolosa.

Le dichiarazioni, captate durante conversazioni private con la sua convivente, rivelano la fredda determinazione di Lucifora: un piano di estirpazione radicale, una sorta di resa dei conti mirata a eliminare tutti i presunti responsabili della perdita del figlio.

L’intento non era semplicemente quello di punire i colpevoli, ma di perpetrare un atto di violenza su larga scala, un atto che avrebbe lasciato un segno indelebile nel tessuto sociale.
Le indagini, condotte con scrupolo dalla squadra mobile e dal commissariato di Adrano, sotto la direzione della Procura di Catania, hanno svelato la complessità dell’operazione.
Il piano, concepito in ogni dettaglio, prevedeva un’azione coordinata e un’evasione ingegnosa dalle indagini.
Il punto di partenza era Chieti, città di residenza di Pietro Schilirò, zio di Lucifora e figura chiave nel complotto.
Schilirò avrebbe fornito non solo un furgone privo di localizzatori GPS, cruciale per eludere i sistemi di sorveglianza, ma anche, sospettano gli inquirenti, l’arsenale necessario per l’esecuzione.

Il furgone, un elemento logistico essenziale, avrebbe permesso al gruppo di fuoco di attraversare la penisola, raggiungere la Sicilia, compiere l’azione violenta e infine rientrare a Chieti.
La premeditazione si estendeva all’elaborazione di un alibi fittizio, volto a depistare le forze dell’ordine.
L’obiettivo era quello di creare la falsa impressione che Lucifora e i suoi complici si trovassero a Chieti durante la data degli omicidi, ospiti di parenti consapevoli e complici.

Per rafforzare questa narrazione, era in preparazione una campagna di messaggi preordinati tra telefoni cellulari, simulanti una relazione sentimentale di Lucifora a Chieti, un’invenzione destinata a confondere le acque durante eventuali interrogatori.

L’elaborazione di un alibi così complesso, la fornitura di un veicolo non tracciabile e il coinvolgimento di una rete di familiari, testimoniano la struttura gerarchica e l’organizzazione criminale che sorreggeva il progetto di vendetta, un retaggio di violenza radicato nel territorio e alimentato dal dolore e dalla sete di giustizia.

L’inchiesta, con le sue complesse ricostruzioni, ha gettato luce su un intricato sistema di relazioni e complicità, rivelando la pericolosità di un piano deliberatamente concepito per sfuggire alla giustizia.

- pubblicità -
- pubblicità -
- pubblicità -
- pubblicità -