Questa mattina, a Villagrazia di Carini, si è rinnovato il solenne atto di commemorazione in onore di Antonino Agostino, agente di polizia, e della sua consorte, Ida Castelluccio, strappati alla vita dalla violenza mafiosa il 5 agosto del 1989.
La cerimonia, tenutasi sul lungomare Cristoforo Colombo, ha visto la partecipazione del questore Maurizio Calvino, del prefetto Massimo Mariani e dei familiari, testimoni diretti di una perdita che ha segnato profondamente la comunità.
La deposizione di una corona d’alloro ha sigillato un momento di raccoglimento e riflessione.
Successivamente, una Santa Messa, celebrata nella cappella di San Michele Arcangelo della caserma Lungaro, ha offerto un ulteriore spazio di preghiera e suffragio, officiata dal beato Don Luigi Ciotti, figura di riferimento nella lotta alle mafie, e dal cappellano della Polizia di Stato, Don Massimiliano Purpura.
La presenza di Don Ciotti ha conferito un significato ancora più ampio all’evento, sottolineando il legame tra memoria, giustizia e impegno civile.
Il sindaco di Carini, Giovì Monteleone, ha espresso un concetto cruciale: la riqualificazione del lungomare, un’area a lungo trascurata, rappresenta un atto di memoria tangibile e una forma concreta di lotta alla criminalità organizzata.
L’imminente realizzazione di un “giardino della memoria” accanto alla stele dedicata ad Antonino e Ida, simboleggia la volontà di trasformare un luogo di dolore in un inno alla vita e alla speranza, un luogo dove le nuove generazioni possano conoscere e ricordare.
La vicenda di Antonino Agostino e Ida Castelluccio trascende la semplice cronaca di un delitto.
La brutalità dell’esecuzione, perpetrata da sicari in sella a motociclette, si fa ancora più atroce se contestualizzata nella fase di intensa felicità che la coppia stava vivendo.
Immaginate l’amarezza, il senso di ingiustizia che ha colpito i loro familiari quando, in un momento di gioia, la coppia aveva annunciato l’attesa di un figlio, una promessa di futuro brutalmente spezzata.
Agostino, con un atto di eroismo, si è posto davanti alla moglie per proteggerla, assorbendo i primi colpi mortali e sacrificando la propria vita per salvarla, ma senza successo.
Ida Castelluccio, deliberatamente colpita, soccombeva poi alle ferite in ospedale.
La loro storia incarna la fragilità della vita di fronte alla prepotenza della mafia, ma anche la forza dell’amore e il coraggio di chi, con il proprio lavoro e la propria esistenza, si oppone alla criminalità.
La loro memoria, custodita con cura dalla comunità, è un monito costante per le nuove generazioni e un invito a non dimenticare, a lottare per un futuro di legalità e giustizia.
Il giardino della memoria, dunque, non sarà solo un luogo di commediazione, ma un simbolo di resilienza e speranza, un promemoria che l’amore e la giustizia possono trionfare anche sulle tenebre.