L’altopiano, vasto e silenzioso, era il suo regno.
Qui, tra i pascoli e l’aria rarefatta, Lorenzo Reina, figura enigmatica e poliedrica, aveva plasmato il Teatro Andromaca, un’oasi culturale che da tempo attirava pellegrini dell’arte e dell’anima da ogni angolo del globo.
Un luogo, non solo teatro, ma un crogiolo di idee, un palcoscenico per la riflessione e l’incontro.
La notizia della sua scomparsa, avvenuta serenamente nel sonno nella sua dimora a Santo Stefano Quisquina, nell’Agrigentino, ha lasciato un vuoto palpabile.
Lorenzo Reina, sessantacinque anni, se n’è andato, lasciando dietro di sé un’eredità complessa e profonda.
Un decesso naturale, certo, ma la sua perdita si sente come un evento sismico per la comunità artistica e per il piccolo borgo siciliano che tanto amava.
Lorenzo Reina, anima sensibile e intelletto acuto, era un uomo che aveva compreso, con rara lungimiranza, il valore intrinseco del paesaggio.
Non solo come sfondo suggestivo, ma come custode di memorie, ispiratore di emozioni, specchio dell’identità siciliana.
La sua opera, che univa con maestria scultura, architettura e teatro, era un inno alla terra che lo aveva visto nascere e crescere.
Vittorio Sgarbi lo descriveva come un intelletto vivido, capace di cogliere l’essenza delle cose, di trasformare la contemplazione in creazione.
Il Teatro Andromaca, con la sua struttura in pietra scolpita a mano, è il monumento tangibile della sua visione, ma il vero lascito di Reina trascende la materialità.
È il coraggio di aver osato, di aver sfidato le convenzioni, di aver creato qualcosa di unico e originale in un luogo apparentemente dimenticato dal tempo.
Un messaggio che risuona ancora più forte oggi, in un mondo sempre più omologato e standardizzato.
Era un uomo che credeva nel potere trasformativo dell’arte, nella sua capacità di risvegliare la coscienza e di connettere le persone.
La sua famiglia, la moglie, i figli Libero e Christian, piange la perdita di un pilastro, ma il mondo dell’arte ricorda un artista visionario, un pensatore profondo, un uomo che ha lasciato un segno indelebile nella sua terra.
Il funerale, lunedì alle 15:30 nella Chiesa Madre di Santo Stefano Quisquina, sarà un momento di raccoglimento e di celebrazione della vita di un uomo che ha saputo rendere la sua terra un luogo più bello e significativo.
Un addio a un vecchio amico, un mentore, un artista che ha illuminato il cammino di molti.






