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Cretto di Burri: Fondazione Burri lancia l’allarme per il futuro centro visitatori

La Fondazione Burri solleva un monito significativo riguardante la realizzazione del futuro centro visitatori che dovrebbe sorgere in prossimità del Cretto di Burri, a Gibellina Vecchia.
La vicenda, al cuore di una disputa istituzionale, coinvolge la Regione Siciliana, il Comune di Gibellina e la Soprintendenza ai beni culturali di Trapani, e mette in discussione i delicati equilibri tra tutela del patrimonio artistico, diritti d’autore e gestione pubblica.
La Fondazione, custode dell’eredità di Alberto Burri, denuncia un silenzio amministrativo che ne impedisce la piena espressione e salvaguardia dei diritti legati all’opera.
Questa assenza di dialogo, secondo Bruno Corà, presidente della Fondazione, non è un mero inconveniente burocratico, ma una negazione del valore intrinseco del Cretto, un’opera che trascende la semplice definizione di scultura e si configura come un luogo di memoria collettiva, un palcoscenico di riflessione sulla storia e sulla trasformazione del territorio.

Il progetto, ideato dall’architetto Mario Cucinella nel 2022, si inserisce in un contesto urbanistico sensibile, situato tra il Cretto stesso e l’ex chiesa di Santa Caterina, e si prefigge di amplificare l’esperienza del visitatore, offrendo un percorso interpretativo che valorizzi il significato profondo dell’opera burriana.

L’iniziativa, nata dall’impulso dell’ex presidente della Regione Nello Musumeci, prevede un investimento di circa 5 milioni di euro, destinati alla gestione della gara d’appalto e alla realizzazione del centro.
Le accuse della Fondazione Burri vengono respinte dal soprintendente di Trapani, Riccardo Guazzelli, che sottolinea l’esistenza di un dialogo in corso e promette un incontro a settembre.
Tuttavia, la questione evidenzia una frattura più profonda, che riguarda la percezione del ruolo della Fondazione stessa e la sua legittima pretesa di partecipazione attiva nel processo decisionale.
Il Comune di Gibellina, pur dichiarandosi aperto al dialogo, focalizza l’attenzione sulla riqualificazione dell’area e sull’accoglienza turistica, riconoscendo implicitamente la necessità di conciliare le esigenze di sviluppo con la tutela del patrimonio artistico.

La Fondazione, con un appello appassionato alla comunità artistica e all’opinione pubblica, non intende semplicemente rivendicare un diritto formale, ma difendere l’integrità del lascito di Alberto Burri, un’opera che, con le sue 86.

000 metri quadrati, costituisce un’esperienza estetica e culturale di portata universale.

La vicenda solleva interrogativi fondamentali sull’importanza di un approccio collaborativo e trasparente nella gestione del patrimonio culturale, garantendo che la voce dei custodi dell’arte sia ascoltata e che il rispetto delle norme sia una priorità assoluta.
L’episodio si configura come un campanello d’allarme, un invito a riflettere sul ruolo della cultura e dell’arte nella costruzione di un futuro sostenibile e inclusivo.

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