Il Cristo Risorto Portacroce Giustiniani, un’opera a lungo avvolta nel mistero e oggetto di un’acuta disputa critica, approda a Palermo per una mostra di eccezionale importanza, ospitata negli appartamenti reali di Palazzo Reale dal 13 novembre 2024 al 30 aprile 2026.
La Fondazione Federico II, con un’iniziativa che testimonia l’impegno culturale dell’istituzione, ne celebra l’inestimabile valore, riscoprendo un’opera che dialoga profondamente con la storia dell’arte e con le inquietudini spirituali del suo tempo.
L’enigmatica “vena nera” sul volto del Cristo, inizialmente percepita da Michelangelo come un difetto inaccettabile nel materiale, assume oggi una nuova luce.
Non più un’imperfezione da nascondere, ma un elemento che lo avvicina all’esperienza umana, con le sue fragilità e le sue cicatrici.
Questa peculiarità, unita alla straordinaria espressività del volto e alla potenza della composizione, contribuisce a creare un’immagine di Cristo non più distante e ieratica, ma compassionevole e consolatrice.
L’opera si configura, dunque, come un’incarnazione neoplatonica, un’emanazione di luce divina capace di lenire le ferite dell’animo umano.
La storia del Cristo Risorto Giustiniani è intrisa di incertezze.
Per anni, l’attribuzione è stata negata, relegando l’opera a una copia di qualità di un anonimo scultore del Seicento, ispirato al celebre Cristo Redentore di Michelangelo realizzato per Santa Maria sopra Minerva a Roma.
Lo studioso Pierluigi Carofano, con una ricerca approfondita, ha svelato come questa convinzione si sia basata su interpretazioni errate e su una sottovalutazione delle peculiarità stilistiche dell’opera.
La sua autografia a Michelangelo è ora supportata da elementi tecnici e iconografici che ne confermano l’origine quindicesecentesca, collocandola in un periodo cruciale per l’arte e la spiritualità europea.
Il contesto storico è quello delle prime turbolenze della Riforma Luterana, un’epoca in cui rappresentare Cristo Risorto con tale intensità emotiva e realismo compositivo era un atto di coraggio artistico.
La committenza, legata agli eredi Porcari, suggerisce un intreccio di interessi familiari e devozioni spirituali.
Gaetano Galvagno, presidente della Fondazione Federico II, ha sottolineato l’importanza di questo evento per la cultura siciliana, evidenziando come il Cristo Risorto Giustiniani rappresenti un ponte tra la storia artistica italiana e la ricerca di senso universale.
L’opera, con la sua bellezza struggente e la sua forza espressiva, è destinata a catalizzare l’attenzione di visitatori da tutto il mondo, alimentando un ulteriore impulso al turismo culturale già in crescita a Palazzo Reale.
L’iniziativa testimonia il ruolo attivo della Fondazione nel promuovere il patrimonio artistico italiano, stimolando la ricerca e la divulgazione.
La mostra, frutto di una collaborazione istituzionale ampia e significativa – che coinvolge l’Assemblea Regionale Siciliana, il Monastero San Vincenzo Martire e la Soprintendenza – si presenta come un evento di rilevanza nazionale e internazionale.







