Elliott Erwitt, più che un fotografo, fu un maestro dell’empatia visiva, un narratore silenzioso capace di distillare l’essenza dell’esperienza umana in un singolo fotogramma. La mostra palermitana, curata con acume da Biba Giacchetti e Gabriele Accornero, offre un viaggio immersivo attraverso l’opera di un artista che ha saputo coniugare l’ironia pungente con una profonda sensibilità, lasciando un’eredità di immagini che risuonano con un’eco universale.Per un quarto di secolo, Giacchetti ha condiviso con Erwitt un percorso di ricerca estetica e intellettuale, un dialogo intimo che ha permesso di comprendere a fondo la sua visione del mondo. L’archivio lasciato, vastissimo e variegato, testimonia un’epoca, ma trascende i confini temporali e geografici, offrendo uno sguardo inaspettato e illuminante sulle idiosincrasie e le gioie dell’esistenza. L’invito lanciato dalle sue fotografie è semplice ma potente: abbracciare l’imperfezione, coltivare la meraviglia, osservare il mondo con occhi nuovi, colti nella loro apparente banalità.L’allestimento, concepito come un’esperienza sensoriale completa, non si limita alla sola esposizione delle immagini. Una colonna sonora evocativa, attinta dai classici di Simon e Garfunkel, avvolge il visitatore in un’atmosfera di malinconica bellezza, mentre un video intervista offre la possibilità di ascoltare la voce e le riflessioni dell’artista. Un omaggio particolare è dedicato all’attenzione e alla delicatezza che Erwitt ha riservato alle figure femminili, un aspetto cruciale della sua produzione artistica che si concretizza in una sezione dedicata, espressione di un rispetto e di una comprensione profonda.Gabriele Accornero descrive Erwitt come un enigma, un artista sfuggente e ironico, la cui genialità si manifesta in maniera quasi casuale. L’apparente leggerezza delle sue fotografie cela una personalità complessa e un’intelligenza acuta, che lo rendono un osservatore privilegiato del panorama umano. L’opera di Erwitt si distacca dalle rigide interpretazioni storiche, privilegiando la purezza del gesto fotografico, la ricerca di un’immagine autentica e significativa.Più che un documentarista, Erwitt è stato un poeta del quotidiano, capace di trasformare un istante fugace in un’opera d’arte, un frammento di vita che parla al cuore di chi osserva. La mostra palermitana non è solo una retrospettiva, ma un’occasione per riscoprire un artista che ha saputo rendere l’ordinario straordinario, illuminando le ombre e celebrando la bellezza imperfetta del mondo. Un catalogo dedicato ed una linea di merchandising arricchiscono ulteriormente l’esperienza, offrendo al pubblico la possibilità di portare a casa un ricordo tangibile di questo viaggio indimenticabile.
Elliott Erwitt: un poeta dell’umano, a Palermo.
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