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Gela: Sotto la fibra, un cimitero infantile illumina la Magna Grecia.

Gela: un’inedita finestra sulla vita infantile nell’antichissima Magna GreciaNel cuore del quartiere Borgo a Gela, un’inattesa scoperta archeologica sta riscrivendo la conoscenza del passato.
Durante i lavori di posa della fibra ottica da parte di Open Fiber, nel 2019, è emerso un cimitero infantile risalente al VII-VI secolo a.

C.

, un’epoca cruciale per la colonizzazione greca in Sicilia.

Questo ritrovamento, ora valorizzato come un innovativo museo a cielo aperto, offre uno sguardo commovente sulla vita e le pratiche funerarie dei bambini nell’antica Gela, una delle prime e più significative colonie greche dell’isola.
L’imprevisto è nato da una necessità di modernizzazione tecnologica.
Clara Di Stefano, regional manager di Open Fiber Sicilia e Calabria Sud, ricorda come, nel cablaggio della città, l’obbligo di assistenza archeologica, imposto dalla Soprintendenza, si sia rivelato fondamentale.
“Le autorizzazioni sono state rigorose, prevedendo la presenza di archeologi in ogni fase.
Questa prescrizione, pur rallentando i lavori, si è dimostrata cruciale per la scoperta di un patrimonio inestimabile”, spiega.
La straordinarietà del sito risiede nella concentrazione di tombe infantili, circa dieci, distribuite su due livelli.

“Negli scavi precedenti, seppur importanti, nulla aveva suggerito una tale concentrazione di sepolture dedicate ai bambini”, afferma Di Stefano.

La scelta di preservare e valorizzare il sito, fermando i lavori e modificando il progetto, ha richiesto un investimento di circa 500.000 euro, una decisione condivisa con il Comune e la Soprintendenza, che ha visto anche la gestione di complessi problemi tecnici, come sversamenti di liquami e interferenze con altri sottoservizi.
La lastra trasparente che protegge gli scavi, consentendo la fruizione del sito anche di notte, è un elemento chiave di questo nuovo approccio museale.

L’iniziativa ha coinvolto attivamente la comunità locale, che ha decorato la via Di Bartolo con creazioni artigianali che richiamano l’epoca storica del ritrovamento, un gesto simbolico di appartenenza e orgoglio.
L’assessore regionale ai Beni Culturali, Francesco Paolo Scarpinato, sottolinea l’importanza di questo ritrovamento nel contesto più ampio della valorizzazione del patrimonio culturale siciliano.

“Ogni scavo in Sicilia è una finestra aperta sul passato, un’occasione per conoscere meglio le nostre radici e tramandare questo sapere alle nuove generazioni.

Questo progetto è un esempio virtuoso di come innovazione tecnologica e tutela del patrimonio possano coesistere e arricchirsi a vicenda”, dichiara Scarpinato.
Il sito si inserisce in un’area che, come documentato dagli scavi condotti all’inizio del secolo scorso dal pioniere dell’archeologia Paolo Orsi, ospitava una vasta necropoli della colonia greca.

L’analisi dei resti scheletrici rivela la presenza di bambini di età compresa tra uno e otto anni, con un’eccezione significativa: un adulto di circa 35 anni, il cui scheletro è stato ritrovato in condizioni di conservazione eccezionali, offrendo preziose informazioni sullo stato di salute e sulle cause di morte della popolazione dell’epoca.

La scoperta a Gela non solo arricchisce il patrimonio archeologico siciliano, ma offre anche una rara opportunità di comprendere meglio la vita, la morte e le credenze dei bambini nell’antichissima Magna Grecia, aprendo nuove prospettive di ricerca e di divulgazione scientifica.
Il museo a cielo aperto di via Di Bartolo si configura, quindi, come un luogo di memoria, di apprendimento e di dialogo tra passato e presente, un’eredità preziosa per la comunità di Gela e per l’intera Sicilia.

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