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sabato 1 Novembre 2025

Pasolini e Sciascia: un dialogo impossibile tra due voci scomparse.

La prima assoluta di “P.
S.
post scriptum/Pasolini Sciascia” ha infiammato ieri sera i Cantieri Culturali alla Zisa, sede del Festival delle Letterature Migranti di Palermo, generando un’ondata di applausi e commozione.
Lo spettacolo, un’inedita e suggestiva rievocazione, celebra il cinquantesimo anniversario della scomparsa di Pier Paolo Pasolini, offrendo al contempo un’occasione per riappropiarsi della figura di Elio Sciascia, intellettuale spesso eclissato ma non meno cruciale per comprendere le dinamiche del nostro Paese.
L’opera, ideata e diretta da Davide Camarrone, direttore artistico del Festival, e magistralmente interpretata da Gigi Borruso (Pasolini) e Giuseppe Cutino (Sciascia), non si limita a una mera commemorazione.
Si tratta di un dialogo impossibile, una ricostruzione scenica di un confronto tra due voci dissonanti eppure intrinsecamente collegate, come eco di un’epoca che non c’è più.

La scena, evocativa di un’aula giudiziaria, si rivela un palcoscenico metafisico dove i due autori, disancorati dalla temporalità, riemergono per interrogare il presente.

L’amicizia, che durò quasi quarant’anni, funge da filo conduttore, un ponte tra due percorsi intellettuali segnati da una profonda sensibilità per le contraddizioni del potere e per le ferite aperte della società italiana.

Entrambi, animati da una lucida indignazione, hanno scrutato a fondo le logiche del sistema, smascherando ipocrisie e denunciando ingiustizie, con uno sguardo che spaziava dalla letteratura alla politica, dall’arte alla morale.
Non furono semplici osservatori, ma attivi interpreti del loro tempo, capaci di trasformare la cronaca in denuncia, il fatto di cronaca in analisi critica.
“P.

S.
”, al di là della narrazione autobiografica, solleva interrogativi profondi sulla perdita di una classe intellettuale capace di esercitare un ruolo di coscienza critica, un’àncora di valori in un mare di conformismo e di superficialità.
La scomparsa di figure come Pasolini e Sciascia lascia un vuoto incolmabile, un senso di smarrimento di fronte alla deriva contemporanea, alla crescente indifferenza verso le questioni fondamentali che investono l’umanità.

Lo spettacolo, prodotto dall’associazione “Antonio Pasqualino” e dal Festival, si configura dunque come un invito a riscoprire il valore della parola impegnata, della riflessione critica, dell’impegno civile, elementi imprescindibili per costruire un futuro più giusto e consapevole.
Un monito a non dimenticare le voci che hanno saputo illuminare le nostre ombre.

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