Il sipario si chiude su un capitolo doloroso, segnato dalla consegna simbolica delle chiavi, racconto di storie strazianti e testimonianze dirette. L’ultimo secondino, custode silente di un passato di privazioni, ha sancito ufficialmente la fine di un’era, liberando gli spazi dell’ex carcere di San Vito. Un’eredità complessa, un monito inciso nella pietra e nelle memorie dei detenuti, che ora si apre a una nuova stagione di speranza e rigenerazione.La visione di Florinda Sajeva, di Farm, è ambiziosa e pragmatica: inserire il carcere riqualificato nella piattaforma Art Bonus, aprendo le porte a finanziamenti ministeriali e dando impulso a un progetto di rinascita che trascende i confini locali. Questa iniziativa si configura come un atto di fede, un miracolo architettonico e sociale reso possibile dall’investimento culturale di Agrigento, Capitale Italiana della Cultura.L’immaginario collettivo ha generato proposte audaci: cascate d’acqua che purificano l’aria e le anime, giardini pensili che fioriscono su macerie di sofferenza, un teatro che trasforma la cella in palcoscenico. Tuttavia, la vera comprensione è nata dal contatto diretto, dall’esperienza tangibile della struttura. Gli studenti del Politecnico, immersi in quell’ambiente carico di storia, hanno intuito la necessità di un impegno corale per restituire dignità e vitalità al luogo.Il progetto non si limita a un semplice restauro, ma mira a una trasformazione radicale, un processo di catarsi che trasforma il dolore in un futuro sostenibile, un’oasi di leggerezza e inclusione. La creazione di spazi “adult-free” per i bambini è un segno tangibile di questo intento: un luogo dove la nuova generazione possa crescere libera da traumi e ombre del passato. La riscoperta dei colori originari, celati sotto strati di polvere e graffiti, simboleggia la volontà di recuperare l’identità e la bellezza perdute.Diciassette progetti, frutto del contributo di giovani provenienti da ogni angolo del mondo, incarnano la vocazione universale di questo luogo di rinascita. Un’orchestra di competenze e sensibilità che si unisce per comporre una sinfonia di speranza.Il sindaco Franco Miccichè, affiancato da Florinda Sajeva fin dalla presentazione della candidatura, ha celebrato l’apertura di uno spazio sigillato per trent’anni, testimonianza di sofferenze silenziose incise nelle pareti.Giuseppe Parello, direttore generale di Agrigento2025, esprime una ferma convinzione: “Noi crediamo in questa svolta, altrimenti non saremmo qui.” L’obiettivo è chiaro: sostenere e far crescere progetti che lascino un’impronta duratura nella città, consolidando il ruolo di Agrigento come capitale della cultura, un faro di creatività e innovazione, sostenuto da una rete di collaborazioni tra realtà locali, grandi e piccole. La rinascita del carcere di San Vito non è solo un progetto architettonico, ma un investimento nel futuro, un atto di fiducia nel potere della cultura per trasformare il dolore in bellezza, l’abbandono in accoglienza, la memoria in speranza.
San Vito Rinasce: Dolore, Memoria e una Nuova Speranza.
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