venerdì, 4 Luglio 2025
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Selinunte, scoperta l’anello votivo: nuova luce sulla spiritualità arcaica.

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Le nuove indagini archeologiche in corso sull’acropoli di Selinunte, cuore pulsante della antica città collocata nel territorio di Castelvetrano, in provincia di Trapani, stanno restituendo frammenti cruciali per ricostruire la spiritualità e l’organizzazione sociale di una delle più floride colonie greche del Mediterraneo occidentale. L’area attualmente oggetto di studio, il santuario dedicato ad una divinità femminile, si rivela particolarmente significativa grazie alla scoperta dell’adyton del Tempio R, la struttura più antica in pietra del sito, databile intorno al 570 a.C.All’interno di questo spazio, considerato il cuore sacro del tempio, è emerso un anello d’argento, un’offerta votiva di inestimabile valore. L’identificazione della depositaria come una donna di elevato status sociale, suggerita dalla preziosità del gioiello e dal contesto rituale, sottolinea l’importanza delle figure femminili nella sfera religiosa e politica della Selinunte arcaica. Il gesto, lungi dall’essere un mero atto di devozione, si configura come un’affermazione simbolica del ruolo attivo delle donne nella comunità e nel legame con le divinità protettrici della città, probabilmente legate alla fertilità e alla prosperità.L’anello è stato rinvenuto all’interno di un deposito votivo stratificato, collocato in una posizione privilegiata, sotto il pavimento originale del naos. L’insieme comprendeva originariamente un corredo di almeno trecento manufatti, tra cui armi cerimoniali (punte di lancia), strumenti di lavoro (pesi da telaio), raffinata ceramica e altri oggetti di pregio, offrendo un quadro dettagliato delle pratiche rituali e dell’economia locale. Questa scoperta, assieme ad altre emergenze archeologiche, permette di retrodatare l’espansione del santuario urbano ai primi decenni successivi alla fondazione della città, attorno al 628 a.C., ridefinendo le cronologie e le dinamiche di sviluppo dell’insediamento.L’eccezionale stato di conservazione dell’area ha permesso di recuperare numerosi oggetti votivi e di individuare tracce di rituali complessi, come punte di lancia conficcate nel terreno, a testimonianza di una spiritualità profonda e radicata fin dalle origini. Questi elementi rituali suggeriscono una possibile connetzione con culti chthonici o pratiche propiziatorie per la difesa della città e il successo delle attività agricole.Il progetto di scavo, frutto della collaborazione tra l’Institute of Fine Arts della New York University, l’Università Statale di Milano e il Parco Archeologico di Selinunte, sotto la direzione dell’archeologo Clemente Marconi, si avvale di metodologie di indagine all’avanguardia e di un approccio multidisciplinare. I risultati ottenuti confermano l’importanza religiosa e simbolica dell’area sacra, in linea con le ipotesi avanzate dallo studioso tedesco Dieter Mertens, che aveva sottolineato come la rapida evoluzione del luogo di culto rappresentasse un tratto distintivo della Selinunte arcaica, una peculiarità che ne definiva l’identità e la posizione nel panorama delle colonie greche.Come evidenziato dall’assessore ai Beni Culturali e all’Identità Siciliana Francesco Paolo Scarpinato, le nuove scoperte stanno gradualmente svelando la Selinunte più antica, restituendo alla luce le sue fondamenta religiose e sociali. Dalla recente indagine sulla porta monumentale alle nuove rivelazioni del santuario, ogni ritrovamento contribuisce a ricostruire il mosaico complesso delle origini della città, offrendo nuove prospettive di interpretazione della sua storia e del suo ruolo nel mondo antico.

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