Nel primo semestre del 2025, l’economia siciliana ha manifestato una resilienza notevole, mantenendo una traiettoria di crescita seppur con una decelerazione rispetto ai tassi più elevati del 2024.
I dati elaborati dall’Iter, l’indicatore trimestrale dell’economia regionale fornito dalla Banca d’Italia, evidenziano un aumento del Prodotto Interno Lordo dell’1,1%, un risultato che, nel contesto nazionale, si posiziona al di sopra della media e supera significativamente la performance del Mezzogiorno.
Questo dato riflette una complessa interazione di fattori, tra cui la capacità di adattamento delle imprese locali e la persistente domanda interna.
L’attività industriale e il settore dei servizi privati non finanziari mostrano segnali contrastanti: la prevalenza di aziende con fatturato in crescita suggerisce una certa vitalità, ma la dinamica competitiva rimane intensa.
La solidità dei risultati reddituali, che alimenta la disponibilità di liquidità, indica una gestione finanziaria accorta e una potenziale capacità di investimento futuro.
Le aspettative per il breve termine, pur rimanendo cautamente positive, riflettono una consapevolezza delle incertezze geopolitiche e delle possibili variazioni dei costi energetici.
Il settore delle costruzioni, tradizionalmente un motore cruciale per l’economia siciliana, ha continuato a operare a livelli sostenuti, trainato sia dall’esecuzione di opere pubbliche, strategiche per lo sviluppo infrastrutturale dell’isola, sia dalla graduale ripresa del mercato immobiliare, indicando un rinnovato interesse per l’acquisto di abitazioni e la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente.
Sul fronte del commercio internazionale, la diminuzione complessiva delle esportazioni di merci (-11,2%) è attenuata se si considera l’impatto del settore petrolifero, la cui incidenza sul totale si è dimezzata.
Questo suggerisce una crescente diversificazione dei prodotti esportati, anche se la dipendenza dai mercati esteri rimane un fattore di vulnerabilità.
L’attenuazione della contrazione dei prestiti al settore produttivo, dovuta in parte alla diminuzione del costo del credito (0,7 punti percentuali tra dicembre 2024 e giugno 2025), rappresenta un segnale positivo per la crescita delle imprese e la loro capacità di innovazione.
L’occupazione ha registrato un incremento significativo (2,9%), sebbene inferiore rispetto all’anno precedente, e ben al di sopra delle medie nazionale e meridionale.
L’aumento del tasso di attività e la lieve riduzione dei disoccupati, pur non risolvendo completamente la questione, indicano un miglioramento del mercato del lavoro.
Tuttavia, il persistente alto tasso di disoccupazione (13,7%) rimane una sfida prioritaria, richiedendo politiche mirate per favorire l’inserimento lavorativo dei giovani e delle fasce più vulnerabili.
Il reddito delle famiglie siciliane e la spesa per consumi hanno continuato a crescere, superando i ritmi della media nazionale, segno di una crescente capacità di spesa.
Il finanziamento alle famiglie consumatrici ha accelerato, sostenuto dall’aumento delle erogazioni di mutui e dall’espansione del credito al consumo, evidenziando una maggiore propensione al credito da parte delle famiglie.
La gestione del rischio creditizio appare contenuta, con un lieve miglioramento del tasso di deterioramento e una stabilità dell’incidenza dei crediti deteriorati sul totale.
L’aumento dei depositi bancari, frutto dell’afflusso di liquidità, e la crescita del valore dei titoli detenuti dal sistema bancario riflettono una maggiore propensione al risparmio e all’investimento da parte di famiglie e imprese.
Questo scenario, complessivamente positivo, lascia presagire un futuro economico per la Sicilia caratterizzato da una crescita moderata ma sostenibile, a patto di affrontare le sfide strutturali ancora presenti e di sfruttare appieno le opportunità offerte dalla transizione ecologica e dalla digitalizzazione.







