L’annuncio di StMicroelectronics, comunicato durante un incontro al Ministero delle Imprese e del Made in Italy, ha generato un’onda di sconcerto e forte disappunto nel tessuto socio-economico siciliano.
La decisione aziendale, che prevede una fase di transizione industriale con conseguenti 206 esuberi nello stabilimento di Catania, si pone come un paradosso lacerante, in aperta contraddizione con la narrazione di crescita e sviluppo che l’azienda stessa aveva precedentemente veicolato.
La Fiom Cgil Etnea, in una dichiarazione ufficiale, ha descritto la situazione come un colpo devastante per il territorio, esacerbato dall’apparente silenziamento e dall’assenza di una risposta concreta da parte della Regione Siciliana, che si è astenuta dal partecipare al tavolo negoziale e dall’esprimere una posizione difensiva nei confronti dell’occupazione.
La segretaria della Fiom Cgil, Rosy Scollo, ha stigmatizzato l’annuncio come una scelta inaccettabile, una vera e propria sconfitta politica, che rivela una profonda discrepanza tra le promesse di sostegno al settore e la realtà dei fatti.
La Regione, infatti, aveva deliberato un significativo cofinanziamento, arrivando a 300 milioni di euro, un impegno economico superiore a quello manifestato dalla Lombardia, ma sembra ora essersi resa complice di questa ristrutturazione attraverso l’inerzia e l’omertà.
La decisione di StMicroelectronics solleva interrogativi cruciali sulla reale portata delle politiche industriali regionali e nazionali.
Si prospetta uno scenario in cui i costi dell’automazione e della digitalizzazione vengono unilateralmente scaricati sui lavoratori, con una conseguente erosione del capitale umano e un impoverimento del tessuto sociale.
In contrasto con l’approccio siciliano, la Regione Lombardia ha dimostrato una determinazione ferma nella difesa del sito di Agrate, rifiutando di accettare un’intesa aziendale e richiedendo un piano industriale a lungo termine, con una proiezione estesa fino al 2032.
Questo segnale di lungimiranza e di responsabilità contrasta nettamente con l’atteggiamento passivo della Regione Siciliana, che si è limitata a rivendicare un impegno finanziario pur senza affrontare la questione degli esuberi.
La critica più aspra rivolta alla Regione Siciliana è quella di aver assunto il ruolo di un mero finanziatore, un soggetto silenzioso che eroga risorse economiche senza esercitare alcun controllo o influire sulle scelte strategiche dell’azienda.
La segretaria Scollo ha sottolineato che una politica industriale autentica si costruisce con l’azione, con l’impegno attivo nella tutela dell’occupazione, non con i proclami e gli investimenti privi di una visione complessiva.
L’urgenza della situazione richiede un intervento immediato, una presa di posizione pubblica e un cambio di rotta nella gestione delle politiche industriali.
Si rende necessario un dialogo aperto e costruttivo con StMicroelectronics, volto a individuare soluzioni alternative che evitino la perdita di posti di lavoro e garantiscano la sostenibilità del sito di Catania nel lungo periodo.
La sfida è quella di conciliare l’innovazione tecnologica con la tutela del lavoro, evitando di sacrificare il benessere dei lavoratori sull’altare del progresso.