L’oro rosso di Sicilia, più che un semplice soprannome, racchiude l’essenza di un’eccellenza agroalimentare profondamente radicata nel territorio ennese: lo zafferano.
Coltivato sulle dolci colline dell’entroterra siciliano, un mosaico di microclimi favorevoli e terreni calcarei che ne esaltano le caratteristiche organolettiche, questo prezioso filamento si eleva a vero e proprio simbolo di un’identità culturale e gastronomica millenaria.
La cooperativa “Oro rosso di Sicilia”, custode di una tradizione secolare, incarna l’impegno di preservare e promuovere questa risorsa unica.
Lo zafferano ennese non è solo una spezia, ma un ingrediente chiave nel Piacentinu, il formaggio DOP che ne costituisce una delle espressioni più emblematiche.
La presenza dello zafferano, rigorosamente previsto dal disciplinare, dona al formaggio non solo un colore giallo-arancio intenso e suggestivo, ma anche un profilo gustativo delicatamente piccante, un equilibrio perfetto che ne accresce il valore.
La storia di questo legame antico affonda le radici nel tempo.
Si narra che Ruggero il Normanno, mossa da un profondo affetto per la moglie Adelasia, affetta da una profonda malinconia e grande amante dei formaggi, commissionò la preparazione di un formaggio arricchito con lo zafferano, noto per le sue proprietà rivitalizzanti e capaci di risvegliare l’animo.
Questo aneddoto testimonia l’antica consapevolezza delle virtù energizzanti e terapeutiche attribuite allo zafferano, ben oltre le sue qualità gastronomiche.
La produzione, limitata e laboriosa, è affidata a una rete di produttori, un connubio tra la cooperativa “Oro rosso di Sicilia” e una quindicina di imprenditori autonomi che rispondono alla domanda dei sei caseifici dell’ennese.
La quantità annuale di zafferano prodotta si attesta mediamente tra i quattro e i cinque chilogrammi, una cifra esigua che ne determina l’alto valore economico.
Ogni chilogrammo è il risultato di un lavoro immenso: circa 140.000 fiori, raccolti a mano nelle prime ore del mattino, quando la rugiada ancora impera e i petali sono intatti.
La raccolta, la pulizia e l’essiccazione sono processi manuali, che richiedono competenza e dedizione.
La cura maniacale dei dettagli, dalla selezione dei fiori alla temperatura controllata dell’essiccazione, garantisce la conservazione degli aromi intensi e del colore vibrante.
Il costo di un chilogrammo di zafferano dell’ennese, che può raggiungere anche i 25 euro al grammo, riflette la rarità della produzione, la laboriosità del processo e la qualità intrinseca del prodotto.
L’utilizzo quasi esclusivo da parte dei caseifici per la realizzazione del Piacentinu ne attesta l’importanza strategica per il settore caseario locale.
Un progetto sperimentale, nato anni fa, aveva introdotto la coltivazione dello zafferano anche all’interno del carcere Luigi Bodenza, offrendo ai detenuti un’opportunità di riqualificazione professionale e un legame con il territorio.
La coltivazione, sebbene inizialmente promettente, è stata poi abbandonata a causa della carenza di personale e delle difficoltà gestionali, evidenziando la complessità di implementare iniziative di questo tipo in contesti istituzionali.
L’esperienza, tuttavia, rimane un monito e un’opportunità per ripensare a modelli di produzione sostenibili e socialmente inclusivi, in grado di valorizzare il patrimonio culturale e agricolo dell’Ennese e di offrire opportunità di crescita personale e professionale a chi ne ha più bisogno.