Nell’epoca contemporanea, l’anelito a un ritorno al sovranismo nazionale, spesso percepito come un baluardo contro le sfide globali, appare quantomai fragile e anacronistico. L’Italia, in particolare, non può illudersi di poter affrontare da sola, con le proprie sole risorse e capacità, i colossi economici e geopolitici quali India, Stati Uniti e Cina. Un approccio isolazionista si tradurrebbe in una progressiva marginalizzazione, condannando il Paese a un’irrilevanza strategica sempre più accentuata.La realtà, inequivocabilmente, ci impone una diversa prospettiva. Tra le nazioni europee, l’Italia, pur con le sue peculiarità, possiede un potenziale intrinseco che, se correttamente canalizzato, potrebbe rappresentare una forza trainante per il futuro del continente. Ma questo potenziale non può manifestarsi in assenza di una visione sovranazionale, di un’integrazione che trascenda i confini nazionali. La tutela degli interessi nazionali, che sono essi stessi interconnessi con quelli degli altri Paesi europei, passa inevitabilmente attraverso un’azione collettiva.Come sottolinea il Vicepresidente del Consiglio e Ministro degli Affari Esteri, Antonio Tajani, l’identità di un “sovranista europeo” non è un ossimoro, ma una necessità. Il concetto di sovranità, inteso non come affermazione di un potere assoluto ma come capacità di influenzare gli eventi e di proteggere i propri cittadini, trova la sua massima espressione in un contesto europeo unito e coeso.La storia europea del secondo dopoguerra è segnata dal successo del progetto di integrazione come motore di pace e prosperità. Tuttavia, la frammentazione interna, la mancanza di una politica estera unitaria e la prevalenza di interessi nazionali a discapito del bene comune hanno progressivamente eroso questo successo. Un’azione europea più forte e incisiva, in grado di proiettare la sua voce e i suoi valori nel panorama internazionale, avrebbe potuto mitigare le tensioni globali e promuovere un ordine mondiale più equo e stabile.L’ultima riunione del G7, con l’allineamento dei principali Paesi europei sui temi cruciali, rappresenta un segnale positivo in questa direzione. È un segnale che conferma la consapevolezza che affrontare le sfide del XXI secolo, come il cambiamento climatico, la sicurezza energetica, la competizione tecnologica e le crisi geopolitiche, richiede un impegno congiunto e una strategia condivisa. Abbracciare l’isolamento, invece, significa accettare un destino di marginalizzazione e di potenziale sconfitta. Il percorso da seguire è chiaro: un’Europa forte, unita e capace di agire strategicamente, nell’interesse dei suoi cittadini e nel rispetto dei valori che la contraddistinguono. Solo così l’Italia, e con essa l’Europa intera, potrà preservare la propria identità, proteggere i propri interessi e contribuire alla costruzione di un futuro più prospero e sicuro per tutti.