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mercoledì, 14 Maggio 2025
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Patrimonio pubblico in trasformazione: la mostra e il convegno sugli spazi demanialiitaliani

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13 maggio 2025 – 14:02

Nell’ambito degli Stati generali della Rigenerazione urbana, “Patrimonio pubblico in trasformazione” è un’importante mostra e convegno svoltosi a Bologna dal 15 al 16 maggio, promosso da Francesca Cremasco (Redazione della Rivista IN_BO) e Silvano Arcamone (Agenzia del Demanio), con il Centro Studi Cherubino Ghirardacci. L’evento ha affrontato la tematica dei processi di recupero delle aree demaniali in Italia, focalizzando l’attenzione sullo stato attuale e sulla qualità delle rigenerazioni urbane dei patrimoni pubblici nelle città italiane.Tra i 24 progetti esposti, spiccano le testimonianze più significative del paese, come la Manifattura a Torino, l’ex Staveco a Bologna, il Porto Vecchio di Trieste e l’ex Arrigoni di Cesena. Queste opere di recupero rappresentano una delle principali iniziative di restauro e valorizzazione dei patrimoni pubblici in Italia.La città di Bologna offre un contesto ideale per l’incontro e il confronto tra le diverse esperienze regionali. L’area ex-Staveco è stata esposta da parte del suo progettista e dal team di progettazione, evidenziandone gli aspetti più significativi.L’iniziativa ha visto la partecipazione di tutti i livelli di gestione territoriale: Irene Priolo (Assessora alla programmazione territoriale della Regione Emilia-Romagna), Alessandro Delpiano (Città Metropolitana di Bologna) e Emily Clancy (vicesindaca di Bologna).Gli organizzatori sottolineano come i progetti esposti dimostrino l’inefficacia degli approcci unilaterali, enfatizzando l’importanza di integrare aspetti sociali, culturali ed ambientali per raggiungere risultati efficaci.A questo riguardo, è stato intervistato da Il Giornale dell’Architettura il professore di Urbanistica e assessore a Palermo, Maurizio Carta, che ha espresso la sua opinione sulla trasformazione delle grandi aree in oggetto di rigenerazione. Questi spazi possono diventare dei “crogiuoli pulsanti” per una nuova urbanità, superando la tradizionale suddivisione tra abitare, lavorare e socializzare.Inoltre, l’urbanista ha suggerito che queste aree possano divenire uno spazio ibrido aperto alle esigenze complesse della società contemporanea. Tuttavia, è stata sollevata la questione se le amministrazioni siano effettivamente in grado di cogliere queste opportunità e se dispongono degli strumenti necessari per farlo.La ricercatrice dell’Università di Bologna, Ilaria Agostini, ha espresso dubbi circa l’impatto sociale dei processi di recupero. Secondo lei, molti spazi restituiti alle città vengono trasformati in asset finanziari con lo scopo di attrarre fondi di investimento e capitali esteri.

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