A Città di Castello, la cooperativa sociale La Rondine ha inaugurato un’iniziativa innovativa e profondamente umana: il “Caffè Alzheimer”.
Più che un semplice luogo di ritrovo, si tratta di un progetto strutturale, realizzato attraverso la costruzione di una accogliente casina in legno all’interno del parco secolare della residenza protetta Muzi Betti, che ambisce a ridefinire il modo in cui la comunità affronta la complessa realtà della demenza.
Il “Caffè Alzheimer” nasce da un’urgente necessità: contrastare l’isolamento sociale ed emotivo che spesso affligge le persone affette da Alzheimer e i loro caregiver.
La cooperativa La Rondine, con una visione lungimirante, intende non solo fornire un supporto pratico, ma anche creare un ecosistema di cura che estenda i suoi benefici a tutta la comunità.
Questo approccio olistico si inserisce in un più ampio programma di innovazione sociale, che prevede lo sviluppo di ulteriori progetti sperimentali all’interno della residenza Muzi Betti, come la creazione di una prima edicola in Italia dedicata alla lettura e alla condivisione di materiali scritti.
Il progetto si avvale del contributo di un team multidisciplinare, composto da psicologi, psicoterapeuti coordinati da Valentina Tellini, e supportato dalla Usl Umbria 1.
La supervisione scientifica è affidata ad Alberto Trequattrini, dirigente medico neurologo e psichiatra, responsabile della struttura dedicata ai disturbi cognitivi della stessa Usl, che garantisce un approccio basato sulle più recenti evidenze scientifiche.
Il ciclo inaugurale, iniziato con un primo incontro aperto a tutti, si svolgerà mensilmente, il primo mercoledì di ogni mese da luglio a novembre 2025.
L’accesso è libero e gratuito, senza necessità di prescrizioni mediche o certificazioni, sottolineando l’intenzione di creare uno spazio informale e accogliente, un punto di riferimento per chiunque si trovi ad affrontare le sfide poste dalla demenza.
L’iniziativa si rivolge a un pubblico ampio e diversificato: familiari di persone affette da Alzheimer o altre patologie cognitive, individui che vivono direttamente la malattia nelle sue fasi iniziali, operatori sanitari e sociali, volontari e cittadini interessati a sviluppare una maggiore comprensione di queste realtà complesse.
Ogni incontro sarà strutturato in due parti: una sessione informativa, dedicata a fornire chiavi di lettura e approfondimenti, e un laboratorio pratico, volto a stimolare le capacità cognitive, promuovere la relazione e favorire la condivisione di esperienze.
Il cuore pulsante del progetto è la volontà di creare un ponte tra l’individuo e la comunità, rompere il muro dell’isolamento e offrire un luogo sicuro dove poter esprimere le proprie paure, condividere le proprie speranze e trovare supporto reciproco.
L’obiettivo finale è quello di rafforzare la consapevolezza, promuovere l’empowerment personale e alimentare un vero e proprio senso di comunità, fondato sulla solidarietà e sulla comprensione.