mercoledì 10 Settembre 2025
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China Lux: Sotto inchiesta la frode da 11 milioni nel lusso

Operazione “China Lux”: Un’Evasione Fiscale Sistematica nel Commercio di Beni di LussoUn’indagine complessa, denominata “China Lux”, condotta dai funzionari del reparto antifrode dell’Ufficio delle Dogane di Perugia, ha portato alla luce una sofisticata rete di frodi fiscali nel commercio di beni di lusso, generando un danno erariale di undici milioni di euro in IVA evasa su ricavi complessivi di oltre cinquanta milioni di euro.
L’operazione ha coinvolto diciotto titolari di attività commerciali, deferiti all’autorità giudiziaria, e ha svelato un meccanismo fraudolento che aggirava le normative europee e nazionali, sfruttando una lacuna legislativa.

L’indagine è stata innescata da un’anomalia riscontrata in una ditta del Tifernate, e si è poi estesa a diciotto ulteriori attività commerciali, tutte gestite da persone di origine cinese, dislocate in Lombardia, Piemonte, Liguria, Emilia Romagna e Toscana.
Queste attività, apparentemente floride nel commercio di abbigliamento e calzature di firme prestigiose, si rivelano, a un’analisi più approfondita, essere vere e proprie “scocche” giuridiche prive di una reale struttura aziendale o commerciale.
I titolari, spesso risultati nullatenenti o evasori totali, utilizzavano questi identificativi fiscali per movimentare ingenti quantitativi di merce.
Il modus operandi si basava sull’abuso della normativa che consente a chi ha conseguito un volume d’affari con cessioni unionali o extra UE pari almeno al 10% di qualificarsi come esportatore abituale.

Sfruttando questa qualifica, le ditte fraudolente ottenevano l’esenzione dall’IVA all’atto di acquisto presso le boutique ufficiali delle case di moda, senza però versare l’imposta al momento della rivendita.
Parallelamente, venivano evasi gli altri adempimenti tributari e fiscali correlati.

L’analisi dei rischi, supportata da sofisticati strumenti di controllo e dati finanziari provenienti dalle banche, ha permesso di ricostruire il flusso illecito del denaro.
Le ingenti somme percepite dalla vendita dei beni di lusso venivano trasferite in Cina, camuffate da fittizie operazioni commerciali, per eludere il controllo del fisco italiano.

L’operazione ha fatto luce su un sistema volto a sfruttare la complessità del commercio internazionale e le normative sull’IVA, rivelando una vulnerabilità del sistema tributario che ha permesso a questi soggetti di operare impunemente per un periodo significativo.
Il triennio 2020-2023 è stato il periodo di massima attività di questa rete fraudolenta.
Le sanzioni previste, variabili tra un minimo di 13 milioni e un massimo di oltre 30 milioni di euro, riflettono la gravità delle violazioni commesse e l’impatto finanziario sull’erario.

L’indagine “China Lux” non solo quantifica il danno economico causato da questa evasione fiscale, ma sottolinea anche la necessità di rafforzare i controlli e le misure di contrasto per prevenire fenomeni simili nel futuro, tutelando l’equità del sistema tributario e la concorrenza leale tra le imprese.
L’operazione rappresenta un importante passo avanti nella lotta alla criminalità finanziaria e nella tutela del patrimonio pubblico.

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