L’incalzante evoluzione del commercio digitale, amplificata dall’onnipresenza dei social media, ha generato nuove sfide per le forze dell’ordine, come dimostra l’operazione condotta dalla Guardia di Finanza di Foligno.
L’indagine, innescata da un’attenta sorveglianza di un profilo TikTok gestito da un imprenditore di origine cinese, ha portato alla luce un sofisticato sistema di contraffazione e commercializzazione illegale di beni di lusso.
L’attività commerciale, basata su dirette streaming e contenuti promozionali mirati, offriva un ampio ventaglio di articoli apparentemente autentici: orologi, abbigliamento, profumi, pelletteria.
La piattaforma TikTok, con la sua viralità intrinseca e la capacità di raggiungere un vasto pubblico, si è rivelata uno strumento ideale per aggirare i controlli tradizionali e raggiungere potenziali acquirenti in tutto il territorio nazionale.
L’indagine, nata dalla crescente consapevolezza del potenziale criminale insito nell’utilizzo dei social media come vetrina commerciale, ha evidenziato come la facilità di creazione di attività online, spesso strutturate come società di nuova costituzione, possa essere sfruttata per attività illegali.
L’ispezione dei pacchi pronti per la spedizione, rinvenuti in un magazzino di proprietà dell’indagato, ha svelato l’assenza di documentazione fiscale e la presenza di un considerevole numero di articoli contraffatti, tra cui borse, cinture e accessori.
Il grado di sofisticazione della contraffazione è stato giudicato particolarmente elevato.
I loghi dei marchi di lusso erano riprodotti con precisione, tanto da rendere difficile una distinzione visiva immediata dagli originali.
La scoperta di una stanza allestita come una vera e propria boutique di lusso, all’interno di una struttura situata in prossimità della caserma della Guardia di Finanza, ha confermato la premeditazione e l’organizzazione criminale alla base dell’attività.
Il sequestro ha interessato oltre 2.300 articoli, con particolare rilevanza per la scoperta di 11 falsi orologi Rolex, la cui valutazione di mercato avrebbe superato gli 80.000 euro se autentici.
L’attenzione ai dettagli, come l’utilizzo di materiali di qualità, etichette accurate, confezioni elaborate e persino la presenza di codici QR falsi stampati sulle scatole, mirava a ingannare i consumatori e a simulare una provenienza autentica.
In alcuni casi, era stata persino fornita una garanzia del venditore, abilmente contraffatta.
L’operazione ha evidenziato come la contraffazione non sia solo una violazione dei diritti di proprietà intellettuale, ma anche una minaccia alla sicurezza dei consumatori, che possono imbattersi in prodotti pericolosi o di scarsa qualità.
L’analisi peritale ha confermato la falsificazione sistematica dei marchi, con l’intento di ingannare il consumatore finale, soprattutto in un contesto di acquisti online dove la verifica della qualità è spesso limitata.
L’imprenditore è stato denunciato alla Procura della Repubblica di Spoleto per commercio di prodotti contraffatti e ricettazione.
Le indagini proseguono ora per tracciare l’intera filiera di approvvigionamento e identificare i complici coinvolti nella rete di distribuzione, che si presume estenda il suo raggio ben oltre il territorio umbro.
L’operazione si inserisce in un più ampio dispositivo di controllo attuato dalla Guardia di Finanza per la tutela del “Made in Italy”, la salvaguardia della sicurezza dei consumatori e la promozione della leale concorrenza tra le imprese, un impegno costante in un panorama economico sempre più complesso e globalizzato.
La lotta alla contraffazione rappresenta una priorità assoluta per garantire la trasparenza del mercato e proteggere i diritti di tutti gli attori coinvolti.