Un velo di lutto greve, denso di una sofferenza complessa e palpabile, ha avvolto Fabriano il giorno dei funerali di Hekuran Cumani, il giovane di ventitré anni strappato alla vita in maniera tragica, vittima di un’aggressione con arma da taglio in un parcheggio nei pressi dell’Università di Perugia.
La cerimonia, officiata dal parroco don Antonio Ivan Esposito, si è tenuta nel pomeriggio nella Cattedrale di San Venanzio, un luogo simbolo per la comunità fabrianese, reso ancora più solenne dalla presenza commovente di un’affluenza di persone desiderose di esprimere la propria vicinanza ai familiari del giovane.
Un gesto di profonda partecipazione è stato quello dell’Amministrazione comunale, guidata dalla sindaca Daniela Ghergo, che ha disposto l’abbassamento a mezz’asta delle bandiere, un segno tangibile del dolore collettivo.
Poco dopo le ore quindici, la bara bianca, ornata da un tripudio di fiori e sorretta da un ritratto di Hekuran, ha occupato il cuore della navata principale.
Un silenzio rispettoso, quasi assordante, ha accompagnato l’ingresso e la celebrazione delle esequie, un momento di raccoglimento interrotto solo dai sussurri e dalle lacrime dei presenti.
La tragica scomparsa di Hekuran, avvenuta nella primissima alba del 18 ottobre, ha lasciato un vuoto incolmabile, alimentato dal ricordo di una serata trascorsa in allegria con gli amici di sempre e il fratello minore, una routine interrotta bruscamente dalla violenza incomprensibile.
Nell’omelia, don Antonio ha affrontato il tema del profondo senso di ingiustizia che permea la vicenda, definendo la morte di Hekuran come un’assurdità che sfida ogni spiegazione razionale.
Ha stigmatizzato la brutalità insensata dell’atto violento, che spesso si insinua, apparentemente in contrasto, con l’atmosfera di spensieratezza e divertimento.
“Sopprimere una vita – ha esortato il parroco – significa erodere i valori fondamentali che sorreggono la convivenza civile, quelli che promuovono il rispetto reciproco e la sicurezza per tutti.
È un segno di una perdita di umanità che ci deve far riflettere profondamente.
” Ha poi offerto il conforto e la solidarietà di tutta la comunità fabrianese alla famiglia Cumani, invitando a cercare la forza necessaria per superare questo momento di immenso dolore e a non lasciare che l’odio e la vendetta prendano il sopravvento.
La morte di Hekuran, più che una semplice perdita personale, rappresenta una ferita aperta nella coscienza della città, un monito a coltivare la cultura del dialogo, della tolleranza e della prevenzione della violenza, affinché simili tragedie non si ripetano mai più.








