Il dolore di un padre si trasforma in monito: Gino Cecchettin, figura paterna lacerata dalla perdita di Giulia, ha voluto raggiungere gli studenti delle scuole secondarie di Terni per un incontro che va ben oltre il semplice dialogo.
Non si tratta di un intervento educativo formale, ma di un’immersione nel vissuto, un tentativo di comunicare, attraverso la propria esperienza personale, un messaggio cruciale per le nuove generazioni: l’autenticità come antidoto alla violenza, la vulnerabilità come forza.
Cecchettin invita i giovani a coltivare l’integrità del proprio essere, a non reprimere la propria identità per conformarsi a modelli imposti, a non temere la mostrazione del proprio vero io.
Questa autenticità, crede, apre la strada a relazioni genuine, basate sulla reciprocità e sul rispetto, allontanando la possibilità di una “passione” distorta, quella che si nutre di controllo e di sopraffazione, una passione che troppo spesso sfocia in tragedia.
L’amore vero, sottolinea, non è prevaricazione, non è appropriazione dell’altro, ma un atto di generosità, un dono di sé.
Il gesto di Cecchettin non è solo un atto di commemorazione, ma un impegno attivo nella prevenzione della violenza di genere.
Riconoscendo di non essere un educatore professionale, si fa portavoce di una comunità di genitori devastati dal dolore e impossibilitati a esprimersi.
Il suo intento è quello di amplificare le loro voci silenziate, affinché la storia di Giulia, un nome diventato simbolo di una violenza inaccettabile, possa illuminare il cammino verso un futuro più sicuro e rispettoso.
L’appello non si limita alla sfera individuale.
Cecchettin sottolinea con forza il ruolo imprescindibile delle Istituzioni.
Queste non dovrebbero limitarsi a fornire supporto alle vittime, fondamentale quanto sia, ma agire su un piano più ampio e strutturale.
È necessario, infatti, indagare le radici profonde della violenza di genere, i suoi meccanismi culturali e sociali, per poter sviluppare strategie di intervento efficaci e durature.
Questo implica un lavoro di decostruzione degli stereotipi, di promozione dell’educazione al rispetto e all’empatia, e di creazione di una cultura della parità e della non violenza.
La prevenzione, in definitiva, passa attraverso una trasformazione culturale che coinvolga l’intera società.
Il dolore, in questo contesto, si trasforma in catalizzatore di un cambiamento necessario.