La necessità di una riformulazione linguistica accurata e sensibile nell’ambito della giustizia, in particolare quando si affrontano casi di violenza di genere e si assiste a soggetti vulnerabili, è stata al centro di un’iniziativa formativa a Spoleto. L’evento, promosso dall’Osservatorio del linguaggio dei provvedimenti giudiziari della Procura di Perugia e dall’Ordine degli Avvocati locale, ha visto la partecipazione di magistrati, avvocati, rappresentanti delle forze dell’ordine, esponenti istituzionali e professionisti del settore socio-educativo, in un dibattito volto a sensibilizzare sull’impatto del linguaggio legale e comunicativo.Sergio Sottonani, Procuratore Generale di Perugia, ha focalizzato la sua analisi sul ruolo cruciale della polizia giudiziaria come primo interlocutore per le vittime, sottolineando l’urgenza di un coordinamento efficace tra tutti gli attori coinvolti nel procedimento. Un’interazione iniziale improntata all’ascolto attivo e al rispetto, laddove le parole diventano strumento di cura, non di giudizio.Sottonani ha esortato a un impegno collettivo verso un linguaggio accurato, svuotato di pregiudizi e stereotipi, capace di riconoscere la dignità e la specificità di ogni individuo, inclusi le persone con disabilità. L’auspicio non è un’assoluta neutralità, impossibile da raggiungere, ma una costante ricerca di espressioni che evitano semplificazioni dannose e contribuiscono a de-stigmatizzare la vittima, evitando la ri-victimizzazione attraverso il linguaggio.Il Procuratore ha esteso la riflessione sulla responsabilità del linguaggio non solo nella ricostruzione fattuale, dove la selezione precisa delle parole è imprescindibile per garantire l’obiettività e la correttezza del processo, ma anche come strumento di comunicazione, capace di trasmettere empatia e comprensione. Citando Jacques Lacan, ha messo in luce come il linguaggio non sia un mero veicolo di informazioni, bensì un potente evocatore di emozioni e significati, capace di plasmare la percezione della realtà e di influenzare il processo di guarigione.L’approccio proposto va oltre la mera correttezza formale, mirando a un linguaggio che riconosca la complessità delle esperienze traumatiche, che tenga conto del contesto socio-culturale e che promuova una cultura della responsabilità e del rispetto. Si tratta di un percorso di continuo aggiornamento e di sensibilizzazione, in cui ogni parola deve essere pesata e scelta con cura, consapevole del suo potere di ferire o di lenire. L’obiettivo ultimo è trasformare il linguaggio legale in uno strumento di giustizia riparativa, capace di restituire dignità e speranza alle vittime.
Linguaggio e Giustizia: Spoleto al centro del dibattito per vittime vulnerabili.
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