mercoledì 15 Ottobre 2025
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Perugia

Matrimoni fittizi: Smascherata rete criminale tra Umbria e Toscana

Un’inchiesta giudiziaria complessa e ramificata, orchestrata dalla Procura di Perugia, ha svelato una sofisticata rete criminale specializzata nell’organizzazione di matrimoni fittizi, un fenomeno che si configura come una vera e propria vulnerazione del diritto di asilo e un’elusione fraudolenta delle normative sull’immigrazione.

L’operazione ha portato all’emissione di un avviso di conclusione indagini nei confronti di tredici individui, accusati di aver strutturato un sistema volto a facilitare l’ottenimento illegittimo di permessi di soggiorno quinquennale per cittadini extracomunitari, prevalentemente provenienti dal Nord Africa (Maghreb).
L’attività investigativa, sviluppatasi nel corso dell’ultimo anno a partire da una denuncia presentata presso la stazione dei Carabinieri di Fabro, ha permesso di ricostruire l’esistenza di un sodalizio criminale transprovinciale, attivo nelle aree di Terni, Perugia e Siena.

I Carabinieri della Compagnia di Orvieto hanno svolto un ruolo cruciale nella raccolta di prove e nell’identificazione dei responsabili.

Il modus operandi si basava sulla manipolazione del sistema matrimoniale, sfruttando la vulnerabilità di individui in cerca di stabilità legale e l’avidità di coloro che, in cambio di ingenti somme di denaro, si prestavano a falsificare l’affectio coniugalis, ovvero la volontà di instaurare una relazione matrimoniale autentica.
I matrimoni venivano celebrati nei comuni di Chiusi (SI) e Fabro (TR), luoghi apparentemente innocui che, in realtà, fungerevano da punto nevralgico di un’attività illegale.

La Procura ha quantificato il costo del “servizio” offerto agli extracomunitari in oltre 10.000 euro, pagati in contanti o tramite bonifici di importo inferiore a mille euro, effettuati attraverso canali internazionali, al fine di eludere i controlli finanziari.
Questa strategia evidenzia un livello di pianificazione e sofisticazione nell’organizzazione criminale.

Le accuse contestate includono la falsità ideologica in atto pubblico, un reato particolarmente grave che mira a proteggere l’integrità delle procedure legali e a prevenire abusi del sistema giudiziario.
L’inchiesta ha permesso di identificare sette cittadini maghrebini che hanno direttamente beneficiato dell’organizzazione.

Le misure cautelari disposte dal Giudice per le Indagini Preliminari di Perugia comprendono un arresto per il presunto capo del gruppo, un cittadino tunisino di 40 anni, e l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per tre donne e un uomo, residenti nelle province di Terni e Siena.
Questa operazione rappresenta un duro colpo per una rete criminale che, sfruttando la fragilità dei migranti e la corruzione di alcuni cittadini italiani, ha cercato di eludere il rispetto delle leggi sull’immigrazione, compromettendo l’ordine pubblico e l’integrità del sistema legale.
L’indagine apre ora un ampio scenario per approfondire le dinamiche sociali ed economiche alla base di questo fenomeno, e per rafforzare i controlli e le misure di prevenzione a tutela dei diritti di tutti.

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