La luce dell’alba filtrava tra le foglie degli alberi che costeggiano via d’Andreotto, a Perugia, mentre il cancello del liceo scientifico Alessi si apriva. Non era un’alba qualunque, ma quella che precedeva la prima prova degli esami di maturità, un rito di passaggio per 7.334 studenti umbri. L’aria, ancora fresca, vibrava di un’energia complessa, un misto di apprensione, speranza e l’inconfondibile aroma di un capitolo che si chiude.Un primo gruppo di ragazzi, già riunito, tentava di stemperare la tensione con un gioco di parole, una barzelletta lanciata come un pallone per alleggerire l’atmosfera. Ma l’emozione era palpabile, un’onda silenziosa che si propagava tra i volti giovani. Vocabolari stretti tra le mani, sguardi frettolosi, un ultimo, disperato tentativo di interpretare i segni, di prevedere l’imponderabile. Il toto-traccia, più che una sfida intellettuale, era un’ancora di salvezza emotiva, un modo per riaffermare un briciolo di controllo in una situazione intrinsecamente incerta.Un membro del personale scolastico, con un sorriso bonario, si affacciò, sussurrando parole di conforto, un tentativo di rasserenare gli animi. Ma la corrente dei maturandi continuava a fluire, inesorabile, ingrossando il piazzale. Alcuni stringevano panini o snack, piccoli gesti di normalità in un contesto solenne. Altri, invece, controllavano freneticamente il telefono, immortalando l’attimo con un selfie, un ricordo da condividere, un modo per creare un legame, un senso di appartenenza in un momento di transizione.Le figure dei professori, che si presentavano in successione, apparivano come sentinelle pronte a presiedere il rito. L’eccitazione cresceva, alimentata dalle speculazioni sulle possibili tracce, da un coro di voci che si accendevano e si spegnevano. Andrea, con la sua convinzione sull’intelligenza artificiale e i conflitti, incarnava l’ansia di trovare un senso, una connessione tra il mondo esterno e le proprie conoscenze.Qualcuno, sopraffatto dall’ansia, ripassava freneticamente concetti, cercando di densificare un bagaglio cognitivo già al limite. La fretta, però, non faceva che amplificare la sensazione di inadeguatezza. Il tempo, quell’avversario silenzioso, scorreva inesorabile.Alle 8:04, il segnale di apertura. Il primo gruppo, composto dalle sezioni E ed F, varcava la soglia dell’istituto. Un urlo di incoraggiamento, un “in bocca al lupo” proveniente dalle retrovie. Molti indossavano una maglietta bianca, un’antica superstizione, un’eco di speranza tramandata di anno in anno. Ma la mente, quella vera sfida, era già proiettata all’interno, immersa nell’imminente prova di italiano. Sette tracce, un labirinto di parole e concetti, tre tipologie di quesiti che avrebbero messo alla prova la capacità di analisi, di sintesi, di argomentazione di ciascun candidato. Un momento cruciale, un punto di snodo tra il passato e il futuro, un’occasione per dimostrare non solo le proprie conoscenze, ma anche la propria resilienza, la propria capacità di affrontare l’ignoto con coraggio e determinazione.
Maturità 2024: l’alba dei sogni a Perugia
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