La drammatica vicenda consumatasi in un parcheggio di Perugia, culminata con la morte di Hekuran Kumani, 23enne originario di Fabriano, sta emergendo attraverso i dettagli progressivamente svelati dall’indagine della polizia.
Le parole attribuite all’arrestato, “Ho bucato qualcuno”, riportate a degli amici, offrono una finestra agghiacciante sulla dinamica del tragico evento.
La ricostruzione accusatoria, presentata durante la conferenza stampa tenuta dal procuratore Raffaele Cantone, dipinge un quadro di violenza improvvisa e inaspettata.
Secondo le prime indagini, l’uomo, dopo aver recuperato un coltello caduto a terra, presumibilmente lanciato durante un alterco, ne ha impugnato un altro e si è scagliato contro la vittima.
Il fendente, diretto al torace, ha causato lesioni interne gravissime, portando rapidamente alla morte di Kumani.
L’arma utilizzata per l’omicidio non è ancora stata recuperata, elemento che complica ulteriormente le operazioni investigative.
Subito dopo l’atto violento, l’accusato si è sottratto all’attenzione, allontanandosi insieme ad alcuni amici.
La loro fuga e i successivi sviluppi sono ora al vaglio delle autorità.
Il procuratore Cantone ha definito l’azione come un “atto estemporaneo”, suggerendo un impulso improvviso e non premeditato, escludendo, almeno per ora, l’esistenza di un concorso di persone nel reato di omicidio.
Questo significa che l’indagine si concentra esclusivamente sull’uomo arrestato, a cui viene contestato in esclusiva la responsabilità del decesso.
L’affermazione del procuratore sulla solidità delle prove a sostegno dell’ordinanza di custodia cautelare sottolinea la gravità degli indizi raccolti e la convinzione delle autorità riguardo alla responsabilità dell’accusato.
Un elemento particolarmente inquietante, che ha destato la preoccupazione delle forze dell’ordine, è l’incendio doloso di un’autovettura parcheggiata davanti all’abitazione del padre di un amico dell’accusato.
Quest’ultimo era presente durante la lite, ma non ha preso parte al violento scontro.
L’episodio, definito dal procuratore Cantone come “strano e inquietante”, suggerisce una escalation di violenza e un possibile tentativo di intimidazione, aprendo nuove piste investigative per accertare la presenza di ulteriori soggetti coinvolti nella vicenda e il movente alla base dell’incendio.
La complessità del quadro emerge dalla necessità di distinguere il gesto omicida, apparentemente impulsivo, da eventuali dinamiche di gruppo e possibili ripercussioni successive sul piano della sicurezza e dell’ordine pubblico.
L’indagine è ora focalizzata sulla ricostruzione completa della sequenza degli eventi, sull’identificazione di eventuali complici e sulla ricerca dell’arma utilizzata per compiere il gesto fatale.







