Nella quiete notturna di Spello, un atto di violenza ha scosso la comunità impegnata nel delicato percorso di recupero da dipendenze.
Un operatore sanitario, figura chiave nel Centro Attività sulla Tossicodipendenza Onlus Assisi, è stato vittima di una rapina brutale che solleva interrogativi profondi sulla sicurezza delle strutture dedicate all’accoglienza e sul complesso rapporto tra istituzioni, recupero e marginalità sociale.
L’aggressione, avvenuta dopo la mezzanotte all’interno dell’infermeria del centro, ha visto l’operatore, cinquantenne e dedito al supporto di individui in fase di riabilitazione, colpito con armi improprie – cacciaviti – e immobilizzato con feroci costrizioni fisiche, legandolo mani e piedi.
L’atto, caratterizzato da una premeditazione disturbante, non si è limitato al danno fisico, ma ha violato la fiducia e la vulnerabilità di chi si dedica, quotidianamente, ad aiutare gli altri.
I responsabili, due uomini di ventotto e trentacinque anni, si rivelano essere ospiti dello stesso centro di recupero, soggetti già gravati da misure restrittive – gli arresti domiciliari – e sottoposti a rigidi protocolli di sorveglianza, incluso il divieto assoluto di allontanamento dalla struttura.
La loro fuga, attuata con la sottrazione di circa sessanta euro in contanti, quattro dispositivi mobili di proprietà del centro e le chiavi dell’autovettura dell’operatore, evidenzia una falla nel sistema di controllo e una potenziale mancanza di risorse adeguate per la gestione di profili complessi e a rischio.
La pronta reazione delle forze dell’ordine, supportata dall’analisi delle immagini di videosorveglianza, ha permesso di identificare rapidamente i presunti colpevoli e avviare un’attività di ricerca che, in poche ore, ha portato al ritrovamento dell’autovettura rubata a Foligno, contenente la maggior parte della refurtiva.
La successiva localizzazione e l’arresto dei due fuggitivi, tentati in una vana fuga, hanno concluso la fase acuta dell’evento, ma non ne mitigano la gravità.
L’episodio, lungi dall’essere un semplice furto, assume una valenza simbolica: la violazione della sicurezza in un luogo dedicato alla guarigione, la rottura del patto di fiducia tra operatore e assistito, la drammatica riemersione di dinamiche di marginalità e disperazione.
La presenza delle chiavi dell’autovettura usata per la fuga, ritrovate in possesso di uno dei due arrestati, suggerisce una pianificazione accurata e una profonda conoscenza delle routine e delle vulnerabilità del centro.
Le accuse di rapina aggravata in concorso ed evasione dagli arresti domiciliari sono pesanti, ma non sufficienti a risolvere le problematiche strutturali che hanno permesso a un simile evento di verificarsi.
Si rende urgente una riflessione approfondita sulla sicurezza delle strutture dedicate al recupero da dipendenze, sull’adeguatezza delle risorse umane e tecnologiche impiegate, e sul delicato equilibrio tra libertà di movimento e necessità di controllo in un contesto sociale fragile e complesso.
L’episodio di Spello è un campanello d’allarme che richiede un intervento immediato e coordinato a livello istituzionale e sociale.