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lunedì 17 Novembre 2025

Rigopiano: La requisitoria mette a nudo carenze e negligenze.

La requisitoria del sostituto procuratore generale Paolo Berlucchi, nell’appello bis del processo relativo alla tragedia di Rigopiano, ha tracciato un quadro impietoso della gestione dell’emergenza neve antecedente la valanga che il 18 gennaio 2017 seppellì l’hotel di Farindola, causando la perdita di ventinove vite umane.
L’analisi ha messo in luce una profonda carenza di coordinamento e una superficialità allarmante, dove l’assenza di una leadership chiara ha contribuito a un caos paralizzante, impedendo una risposta adeguata alle crescenti minacce.
Al centro della contestazione, la disfunzione della turbina spazzaneve, elemento cruciale per garantire la transitabilità della strada provinciale che conduceva all’albergo.
La rottura, verificatasi il 6 gennaio, non innescò una procedura di riparazione tempestiva.

Il successivo trasporto dal meccanico, pur segnalando l’intenzione di risolvere il problema, fu seguito da un periodo di inazione deliberata.

La scelta di procedere senza la turbina, un’opzione evitabile, rappresenta una grave omissione che ha contribuito direttamente alla catastrofe.
Il Pg ha enfatizzato come la prevedibilità degli eventi avversi fosse stata ignorata, con conseguenze fatali.

Non si trattava di una sorpresa improvvisa, bensì di un accumulo di segnali inequivocabili che, secondo la legge, avrebbero imposto l’adozione di misure preventive.
I bollettini d’allerta, puntualmente diffusi, preannunciavano un evento di portata eccezionale, un “ira di Dio” come lo definì il magistrato, che avrebbe dovuto stimolare un’azione responsabile.
L’accusa ha contestato la mancanza di tempestività, non solo nelle ore immediatamente precedenti la tragedia, ma già a partire dal 17 gennaio 2017.

La situazione meteorologica era chiara e imponeva interventi immediati, quali la chiusura della strada per prevenire l’accesso degli ospiti e, crucialmente, la sua riapertura mattutina del 18 gennaio, quando i clienti intrappolati cercarono disperatamente una via di fuga.

La mancata adozione di queste misure ha trasformato la strada in un corridoio della morte, intrappolando gli ospiti e aggravando la gravità della tragedia.

La requisitoria ha quindi sollevato interrogativi fondamentali sulla cultura della prevenzione e sulla responsabilità collettiva in contesti di elevato rischio naturale, sottolineando come la superficialità e la mancanza di coordinamento abbiano contribuito a trasformare un evento potenzialmente gestibile in una tragedia irreparabile.

Il Pg ha chiesto la conferma delle condanne per i tecnici provinciali, ritenendoli responsabili di una gestione colpevole e negligente che ha portato alla perdita di ventinove vite umane.

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