sabato, 21 Giugno 2025
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Sequestro droga in Umbria: Procura contesta i domiciliari

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L’attività di contrasto alla criminalità organizzata nel territorio umbro si è concretizzata in un significativo sequestro di stupefacenti, un’operazione che solleva interrogativi procedurali e interpretativi ancora in discussione. La Procura della Repubblica di Spoleto sta valutando un’impugnazione dell’ordinanza del Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) che ha convalidato l’arresto di un trentaseienne di origine albanese, naturalizzato italiano, insospettato di traffico internazionale di droga.L’uomo è stato sorpreso dalle Fiamme Gialle in un’area compresa tra Spello e Foligno con in suo possesso quasi 25 chilogrammi di cocaina, una quantità consistente che, secondo le stime degli inquirenti, avrebbe potuto generare un profitto illecito di oltre 2,5 milioni di euro. Nonostante la richiesta di custodia cautelare in carcere avanzata dal pubblico ministero, il GIP ha optato per i domiciliari, una decisione che ora la Procura di Spoleto intende contestare.La convalida dell’arresto, rilasciata dal GIP, si basa sulla sussistenza di indizi di colpevolezza qualificati e sulla presenza di esigenze cautelari che giustificano una misura restrittiva della libertà personale. Tuttavia, il Giudice ha ritenuto che la detenzione in carcere rappresentasse un provvedimento sproporzionato, tenendo conto, tra l’altro, del fatto che l’indagato risulta essere incensurato. Questa valutazione ha portato alla scelta degli arresti domiciliari, considerati più adatti a garantire la sicurezza pubblica e ad impedire la commissione di ulteriori reati.L’impugnazione, di cui riferisce l’Agenzia di Stampa ANSA, è in fase di studio da parte del Procuratore Capo e del Sostituto Procuratore titolare del fascicolo. La decisione di ricorrere in appello evidenzia un dissenso interpretativo sulla gravità della situazione e sulla necessità di una custodia detentiva più rigida, in considerazione della pericolosità presumibile dell’indagato e della complessità del traffico di droga presumibilmente da lui gestito. L’atto di impugnazione non implica necessariamente una contestazione della validità delle prove raccolte, ma piuttosto una diversa valutazione delle esigenze di prevenzione generale e specifica, in linea con i principi di proporzionalità e ragionevolezza che devono guidare l’esercizio del potere cautelare. Il caso solleva, in definitiva, interrogativi cruciali sull’equilibrio tra la tutela della libertà personale e la necessità di contrastare efficacemente il fenomeno dello spaccio di droga, un’emergenza che affligge il territorio umbro e richiede un impegno costante da parte delle autorità giudiziarie e delle forze dell’ordine.

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