Le acque del Tevere, placide e silenziose, custodiscono ora un segreto che si intreccia con un dramma umano.
Un’operazione di ricerca, condotta con meticolosa attenzione, ha visto sommozzatori dei vigili del fuoco e specialisti della squadra mobile setacciare un tratto cruciale del fiume, tra il Ponte Vecchio a Ponte San Giovanni e Ponte Valleceppi, alla periferia di Perugia.
L’obiettivo: recuperare un telefono cellulare, testimone digitale di una vicenda cruenta che ha spezzato la giovane vita di Hekuran Cumani, 23 anni, originario di Fabriano.
Cumani è stato ritrovato senza vita, vittima di una profonda coltellata al petto, in un parcheggio adiacente all’area universitaria, scenario di una lite che ha innescato una spirale di violenza inaspettata.
Le indagini, immediatamente avviate dalle autorità competenti, hanno portato all’arresto di un giovane, sospettato di essere l’autore del tragico gesto.
Nel corso dell’interrogatorio di garanzia, celebrato dinanzi al giudice per le indagini preliminari, l’indagato, assistito dal legale Vincenzo Bochicchio, ha fornito una confessione parziale, ammettendo di aver gettato il telefono nel fiume.
Questa rivelazione ha reso impellente la mobilitazione delle squadre di soccorso, nella speranza di recuperare il dispositivo e di ricavarne elementi utili a ricostruire la dinamica del crimine e a fare luce sulle motivazioni che hanno portato alla morte di Cumani.
Tuttavia, nonostante l’impegno profuso, la ricerca si è rivelata infruttuosa.
Il telefono è rimasto sommerso, sigillato in un ambiente ostile e imperscrutabile.
L’arrestato, pur ammettendo di aver disfatto il cellulare, ha mantenuto una posizione di negazione circa la responsabilità nell’omicidio, proclamando la propria innocenza e rivendicando il diritto a un processo equo.
La sua versione dei fatti, sebbene contestata dalle prove emerse, rappresenta un tassello fondamentale nel complesso puzzle investigativo che le autorità si apprestano a completare.
La vicenda solleva interrogativi profondi sulla natura della violenza giovanile, sulle fragilità che possono sfociare in gesti irreparabili e sulla necessità di interventi mirati a promuovere la cultura del rispetto e della legalità.
Il Tevere, ora, è un palcoscenico silenzioso che custodisce un segreto, in attesa che la verità emerge, restituendo giustizia alla memoria di Hekuran Cumani e offrendo una prospettiva di cambiamento per la comunità perugina.







