L’Umbria al bivio: un grido d’allarme per il futuro dell’apicoltura mediterraneaMielinumbria, il prestigioso forum dedicato al mondo delle api e alla sostenibilità, ha recentemente illuminato Foligno, trasformando la città umbra in un crocevia di esperienze e conoscenze provenienti da tutto il bacino del Mediterraneo.
L’evento, che ha visto la partecipazione di delegazioni provenienti da Marocco, Algeria, Egitto, Palestina, Giordania, Siria, Libano e Iraq, ha offerto un’occasione cruciale per analizzare lo stato di salute dell’apicoltura, non solo in Umbria, ma in un contesto geografico di straordinaria importanza ecologica e culturale.
L’associazione Naturalmiele ha sollevato un campanello d’allarme particolarmente grave: l’apicoltura umbra sta affrontando una crisi senza precedenti.
I dati del 2024 rivelano un crollo degli alveari del 9%, un dato drammatico se confrontato con la media nazionale, attestata a un misero 1,5%.
Questa perdita significativa, aggravata dall’aumento del 3% degli apicoltori nella regione (contro l’1,25% a livello nazionale), amplifica la forbice della perdita, segnalando una potenziale tendenza preoccupante.
Beniamino Romildo, presidente di Naturalmiele, ha esplicitamente sottolineato come la complessa interazione tra fattori climatici estremi, sempre più frequenti e intensi, e l’impatto diretto delle attività antropiche sull’ambiente, stiano mettendo a dura prova la resilienza degli alveari.
Questo non è semplicemente un problema economico per gli apicoltori, ma una seria minaccia alla biodiversità e alla salute degli ecosistemi umbri e mediterranei.
La perdita di api non è solo una questione di produzione di miele.
Le api sono impollinatori cruciali per una vasta gamma di colture agricole, contribuendo in modo significativo alla produzione alimentare.
La loro scomparsa potrebbe avere conseguenze devastanti per l’agricoltura, la sicurezza alimentare e la stabilità economica delle comunità locali.
Il forum di Foligno ha visto susseguirsi interventi di esperti, ricercatori e rappresentanti istituzionali, focalizzati sulla comprensione degli impatti ambientali e sull’ottimizzazione delle pratiche di gestione produttiva.
Sono state discusse strategie innovative per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici, promuovere l’agricoltura sostenibile e proteggere gli habitat naturali delle api.
Si è parlato di tecniche di apicoltura rigenerativa, di diversificazione delle fonti di foraggio e di riduzione dell’uso di pesticidi nocivi.
L’importanza della cooperazione internazionale è emersa come un elemento chiave per affrontare questa sfida globale.
La condivisione di conoscenze, tecnologie e buone pratiche tra i Paesi del bacino del Mediterraneo può accelerare il processo di ripristino degli alveari e garantire la sostenibilità dell’apicoltura nel lungo termine.
Il futuro dell’apicoltura umbra e mediterranea è appeso a un filo.
È necessario un impegno congiunto da parte di istituzioni, apicoltori, ricercatori e cittadini per invertire questa tendenza negativa e proteggere questi preziosi impollinatori, custodi silenziosi della nostra alimentazione e della nostra biodiversità.
Il forum di Foligno ha offerto un punto di partenza essenziale, ma la vera sfida inizia ora: tradurre le parole in azioni concrete per salvare le api e proteggere il nostro futuro.








