Ventotto anni fa, l’Umbria e le Marche furono teatro di una ferita profonda, incisa nella terra e nel cuore delle comunità.
Il 30 settembre 1997, due violente scosse sismiche, di magnitudo 5.6 e 5.8, squarciarono il tessuto sociale ed economico del territorio, lasciando un bilancio doloroso: undici vite spezzate, cento feriti e ottantamila sfollati, oltre a un inestimabile patrimonio storico-artistico gravemente compromesso.
Questo non è solo un anniversario, ma un monito che risuona attraverso il tempo, un invito a custodire la memoria e a rinnovare l’impegno verso la sicurezza e la resilienza.
In questi giorni di commemorazione, il pensiero si rivolge con profonda gratitudine a coloro che, in quei momenti di disperazione, incarnarono l’essenza stessa dell’umanità: gli operatori della Protezione Civile, i Vigili del Fuoco, le Forze dell’Ordine e i volontari, che agirono con coraggio, abnegazione e un senso di comunità straordinario.
La loro prontezza e dedizione, unitamente alla straordinaria ondata di solidarietà che si diffuse tra la popolazione e l’Italia intera, rappresentano un faro di speranza e un esempio tangibile di come, anche nelle circostanze più avverse, l’unità possa prevalere.
Il sisma del ’97, così come le successive prove che l’Umbria ha dovuto affrontare, hanno messo a dura prova la resilienza del territorio.
Tuttavia, da quelle ferite è nata una nuova consapevolezza, un rinnovato impegno nella prevenzione e nella ricostruzione non solo materiale, ma anche e soprattutto sociale e culturale.
L’Umbria ha saputo trasformare la tragedia in un’opportunità per rafforzare la propria identità, per valorizzare il proprio patrimonio e per innovare le proprie pratiche di sicurezza.
La rinascita della Basilica di San Benedetto a Norcia, che si celebrerà il 30 ottobre, in occasione del sisma 2016, è un simbolo potente di questa capacità di risorgere dalle ceneri, frutto del lavoro incessante di professionisti, amministratori e del Commissario Straordinario per la Ricostruzione.
Ricordare, per l’Umbria, significa anche assumere un impegno solenne e perpetuo, volto a garantire che le istituzioni e la popolazione siano sempre preparate ad affrontare future emergenze.
Questo implica un investimento costante nella ricerca, nell’innovazione tecnologica e nella formazione del personale, al fine di implementare sistemi di monitoraggio avanzati, infrastrutture antisismiche e piani di evacuazione efficaci.
La sfida è quella di coniugare la tutela del prezioso patrimonio storico e artistico con la necessità di garantire la sicurezza delle persone, sfruttando al meglio le nuove frontiere della scienza e della tecnologia.
Solo attraverso un approccio integrato e multidisciplinare sarà possibile mitigare i rischi e proteggere il futuro della nostra meravigliosa, seppur sismica, terra.
La memoria del passato deve illuminare il cammino verso un futuro più sicuro e resiliente.