L’Umbria, con un bilancio tragico di otto decessi pedonali dall’inizio dell’anno, si posiziona in una condizione paradossale: pur affrontando un quadro nazionale allarmante, si distingue come una delle regioni italiane con il tasso di mortalità più contenuto.
Un’analisi dettagliata, fornita dall’Osservatorio pedoni Asaps-Sapidata, rivela un dato che, purtroppo, non consola, ma offre spunti di riflessione per una strategia più efficace nella prevenzione.
Il confronto regionale evidenzia come solo Basilicata (2 vittime), le Province Autonome di Trento (2) e Bolzano (1), insieme alla Val d’Aosta, presentino performance migliori, mentre il Molise si attesta, fortunatamente, a zero.
Questa disparità territoriale non è casuale e riflette probabilmente differenze strutturali nel tessuto urbano, nella viabilità, nelle abitudini di guida e, non ultimo, nell’efficacia delle politiche di sicurezza stradale.
A livello nazionale, il numero complessivo di pedoni deceduti da inizio anno è di 356 unità, un dato che incide profondamente sulla coscienza collettiva e sottolinea l’urgenza di interventi mirati.
La distribuzione di genere tra le vittime, con 211 uomini e 145 donne, suggerisce che le dinamiche di rischio possono variare in base a fattori quali l’età, l’attività svolta e la frequenza di attraversamento di aree ad alta densità di traffico.
Le regioni del Lazio e della Lombardia, con un amaro primato di 56 decessi ciascuna, si confrontano con una sfida complessa, legata alla densità abitativa, alla complessità delle infrastrutture e alla pressione del traffico.
Queste aree, spesso caratterizzate da una forte urbanizzazione e da flussi veicolari intensi, richiedono un approccio multidisciplinare che coinvolga l’amministrazione comunale, la polizia locale, gli urbanisti e i cittadini.
L’analisi delle cause degli incidenti, che spesso coinvolgono l’alta velocità, la scarsa visibilità, la distrazione alla guida e l’inadeguatezza delle infrastrutture, è fondamentale per implementare misure di prevenzione efficaci.
Queste misure potrebbero includere il potenziamento dell’illuminazione stradale, la realizzazione di attraversamenti pedonali rialzati, la riduzione dei limiti di velocità in aree sensibili, la promozione di campagne di sensibilizzazione rivolte a conducenti e pedoni, e il rafforzamento dei controlli da parte delle forze dell’ordine.
In definitiva, la situazione dell’Umbria, pur essendo relativamente migliore rispetto ad altre regioni, non deve indurre a compiacimento.
La prevenzione delle morti pedonali richiede un impegno costante e concertato a tutti i livelli, con l’obiettivo di creare un ambiente urbano più sicuro e inclusivo per tutti i cittadini, garantendo il diritto fondamentale alla mobilità pedonale in sicurezza.
Il dato umbro, sebbene meno drammatico, rappresenta un campanello d’allarme che invita a una riflessione più profonda sulle cause del fenomeno e sulle strategie più efficaci per contrastarlo.







