L’Umbria si posiziona al centro di un dibattito cruciale riguardante la qualità della vita per le diverse fasce d’età, come evidenziato dall’analisi generazionale 2025 del Sole 24 Ore, presentata al Festival dell’Economia di Trento. Questa complessa valutazione, che va oltre la mera statistica, mira a comprendere come i territori rispondano alle esigenze specifiche dei gruppi generazionali più vulnerabili e, al contempo, più strategici per il futuro: anziani, giovani e bambini. L’indagine si articola attorno a una serie di indicatori che spaziano dall’accesso ai servizi essenziali alle condizioni di salute, fino alle opportunità di sviluppo economico e sociale.Il quadro che emerge per la popolazione anziana è tutt’altro che confortante. La provincia di Perugia, pur non occupando le posizioni più basse, si colloca al 60° posto su 107, mentre Terni precipita all’111esima, segnalando una criticità significativa. Un indicatore particolarmente allarmante riguarda l’utilizzo dei servizi sociali comunali da parte degli over 65: Terni registra un dato infinitesimale, pari allo 0,3%, un valore che la pone in una situazione di estrema carenza, condivisa solo con Casera e superata solo da Catanzaro. Questa cifra suggerisce una difficoltà di accesso ai servizi di supporto, potenzialmente legata a fattori come la distanza geografica, la carenza di personale qualificato, o ostacoli burocratici.In contrasto, la situazione per i giovani appare più rosea, con Perugia che si classifica al 26° posto e Terni al 36°. Tuttavia, questa relativa prosperità non elimina tutte le ombre: il capoluogo umbro si distingue negativamente per l’imprenditorialità giovanile, occupando il penultimo posto nella classifica dei titolari under 35, con una percentuale del 5,95%. Questo dato riflette potenzialmente una difficoltà nel creare opportunità di lavoro e di crescita per i giovani, magari a causa di un tessuto imprenditoriale poco dinamico o di una mancanza di investimenti in settori ad alta crescita.Anche per quanto riguarda la qualità della vita dei bambini, le province umbre si posizionano a metà classifica: Perugia al 37° e Terni al 44°. Sebbene questi risultati non siano catastrofici, suggeriscono un margine di miglioramento nella fornitura di servizi educativi, sanitari e sociali dedicati all’infanzia.L’analisi complessiva evidenzia quindi una disomogeneità territoriale e generazionale all’interno dell’Umbria, sottolineando la necessità di politiche mirate a rafforzare il welfare per le fasce più deboli, incentivare l’imprenditorialità giovanile e garantire un futuro sostenibile per tutti i cittadini, indipendentemente dall’età. La sfida cruciale è quella di tradurre questi dati in azioni concrete, promuovendo un modello di sviluppo che ponga al centro il benessere di ogni generazione.
Umbria, qualità della vita: analisi generazionale alla prova.
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