A un anno dalla sua genesi, la Carta di Solfagnano, documento programmatico emerso durante il G7 Inclusione, ha riconvocato l’attenzione al cuore del territorio che ne ha consacrato la nascita: il Castello di Solfagnano, nel perugino.
Il convegno “La Carta di Solfagnano a un anno dal G7: bilancio, prospettive e sfide”, promosso dal Ministero per le Disabilità sotto la guida della Ministra Alessandra Locatelli, ha segnato un momento di riflessione sull’impegno profuso dall’Italia e dagli altri paesi del G7 per la promozione dei diritti, dell’autonomia e dell’inclusione delle persone con disabilità.
La Carta, più che un semplice accordo formale, rappresenta un atto di indirizzo politico che si prefigge di garantire pari opportunità, favorire la piena partecipazione alla vita sociale in ogni sua dimensione – culturale, economica, politica – e, soprattutto, di valorizzare il contributo delle persone con disabilità, riconoscendole non come beneficiarie di assistenza, ma come attori fondamentali per lo sviluppo della comunità.
La Ministra Locatelli ha sottolineato come l’Italia abbia intrapreso un percorso storico, non solo in termini di impegno internazionale, ma soprattutto in termini di cambiamento profondo e concreto.
Un cambiamento che mira a centralizzare la dignità umana e la progettazione di un futuro autonomo per ciascuna persona con disabilità, abbandonando approcci paternalistici e orientati verso modelli di cura eccessivamente medicalizzati.
L’intervento di Vincenzo Falabella, presidente della Federazione per il Superamento dell’Handicap, ha rappresentato un punto di svolta nella narrazione.
Falabella ha evidenziato come si sia passati da una visione della disabilità incentrata sull’intervento medico e sulla “riparazione” a un paradigma che pone al centro la persona nella sua interezza, valorizzandone la soggettività, le aspirazioni e le potenzialità.
Questo spostamento di paradigma implica una ridefinizione del ruolo del sistema di supporto, che deve orientarsi verso la rimozione delle barriere – architettoniche, culturali, legislative – che impediscono la piena partecipazione delle persone con disabilità.
La Ministra Locatelli ha riconosciuto la forza e la resilienza del sistema italiano, frutto di un impegno costante e di una determinazione che si è tradotta in un’attiva presenza nei confronti bilaterali internazionali del G7.
Tuttavia, si è sottolineata l’urgenza di tradurre gli impegni programmatici in risorse concrete, in particolare nell’ambito della prossima legge di bilancio.
La richiesta è chiara: la disabilità non deve essere percepita come un costo sociale da arginare, ma come una risorsa umana e sociale da investire.
L’eco delle parole di Papa Francesco, incentrate sulla necessità di un cambiamento radicale nel modo in cui la società percepisce e accoglie le persone con disabilità, ha risuonato nel corso del convegno.
Solo attraverso questo cambiamento culturale, è stato ribadito, sarà possibile costruire un sistema che risponda in modo efficace e inclusivo ai bisogni di tutti i cittadini, promuovendo autonomia, progettualità e partecipazione attiva.
Raffaele Pagano, presidente della Federazione tra le associazioni nazionali delle persone con disabilità, ha posto l’accento sul ruolo imprescindibile delle associazioni di persone con disabilità nella fase di implementazione della riforma.
Pagano ha invocato un rafforzamento della rappresentatività e della collaborazione tra le realtà associative storiche e le nuove espressioni emergenti, affinché la voce delle persone con disabilità continui a essere al centro delle decisioni politiche pubbliche, garantendo che le politiche siano effettivamente progettate e implementate con il coinvolgimento diretto di coloro che ne sono destinatari.
Si tratta di un processo partecipativo, che richiede un ascolto attivo e un impegno a costruire soluzioni condivise.







