L’eco del successo risuona nelle sale cinematografiche perugine e provinciali, unanime nell’accoglienza del documentario dedicato a Brunello Cucinelli, imprenditore umbro noto per la sua filosofia aziendale improntata all’etica e all’attenzione sociale.
Il film, firmato dal maestro Giuseppe Tornatore, co-protagonista di un Oscar, e arricchito dalle evocative musiche di Nicola Piovani, altro vincitore di un prestigioso riconoscimento, ha generato un’impennata di interesse, rendendo quasi impossibili da reperire i biglietti per la visione.
L’incontro con Rai Radio 1, nel programma “Un giorno da pecora”, ha offerto a Cucinelli l’opportunità di svelare aspetti inaspettati della sua personalità e del suo pensiero.
L’imprenditore, con un sorriso, ha confessato una curiosa aspirazione: quella di aver rivestito il ruolo del Pontefice.
Un desiderio scherzoso, sottolinea, che ha suscitato l’ilarità della moglie, ma che rivela un profondo desiderio di incidere positivamente sulla realtà mondiale, di affrontare le sfide globali con un’autorità che trascende il mero ambito imprenditoriale.
L’idea di un dialogo diretto con il Creatore, un’occasione per approfondire le riflessioni esistenziali e spirituali, è stata un altro spunto di riflessione, suggerendo una possibile figura pontefice del futuro: Francesco II, omaggio al santo di Assisi, figura ispiratrice per Cucinelli.
La confessione, tuttavia, si conclude con una puntualizzazione: un modo giocoso per ribadire il proprio impegno nel “fare il proprio mestiere”, dedicandosi con passione e dedizione al lavoro, nel rispetto dei tempi e delle persone.
Un’affermazione che sottolinea la sua etica lavorativa, fondata sulla responsabilità e l’attenzione al benessere collettivo.
L’intervista ha affrontato anche il tema del rapporto tra ricchezza e povertà.
Cucinelli, con una lucidità disarmante, ha ricordato le proprie origini umili, mettendo in discussione la percezione stessa della povertà vissuta.
Ha osservato che, pur avendo sperimentato la crescita economica, ha riscontrato che la ricchezza porta con sé nuove problematiche, in particolare la paura della perdita.
Un’affermazione che invita a una riflessione più ampia sul significato del successo e sulla sua gestione responsabile, suggerendo che la vera ricchezza risiede non nell’accumulo materiale, ma nella capacità di creare valore per gli altri e di affrontare le sfide con serenità e umiltà.
In definitiva, la sua esperienza sembra suggerire che la vera prosperità si misura non in termini economici, ma nella capacità di contribuire al bene comune.






