La figura di Dario Fo, un acuto osservatore del suo tempo, si proietta in un futuro che non ha potuto sperimentare direttamente, stimolando riflessioni profonde sull’impatto dell’intelligenza artificiale.
Jacopo Fo, suo figlio, immagina con emozione come il padre e Franca Rame, coppia artistica iconica, avrebbero interpretato questa nuova era digitale.
Un’era che, per entrambi, avrebbe probabilmente rappresentato un terreno fertile per la sperimentazione e la ricerca di nuove forme espressive.
Ricorda Jacopo, con un sorriso malinconico, come insieme avessero lanciato ‘Cacao’, una delle prime newsletter italiane a raggiungere una notevole viralità, toccando un pubblico di 85.000 iscritti.
Un’iniziativa che testimonia la loro precoce intuizione del potenziale comunicativo offerto dalle prime forme di web communication.
Oggi, Jacopo Fo sottolinea come l’intelligenza artificiale non rappresenti una minaccia, bensì un’opportunità straordinaria.
Un catalizzatore di creatività che annulla le scuse, costringendo a un’azione concreta, a una produzione artistica spinta e innovativa.
Non si tratta più di attendere l’ispirazione, ma di utilizzare gli strumenti offerti dalla tecnologia per amplificare le idee e le visioni.
L’IA, in questo senso, diventa un collaboratore inaspettato, un co-creatore in grado di suggerire soluzioni e prospettive altrimenti inaccessibili.
L’occasione per riflettere su questo rapporto tra genitorialità artistica e intelligenza artificiale è nata con la presentazione del suo nuovo brano musicale, “Pipì, Pupù, Papà”.
Un progetto ambizioso realizzato in collaborazione con Federica Nardi, esperta di IA, e costruito interamente attraverso l’impiego di algoritmi e reti neurali.
Un’opera che incarna l’esplorazione del potenziale creativo dell’IA, ma che al contempo mantiene intatta l’impronta emotiva e l’ironia pungente che hanno sempre caratterizzato il lavoro di Dario Fo.
Un dialogo inatteso tra il passato e il futuro, tra l’arte dell’improvvisazione teatrale e l’accuratezza computazionale.
Un omaggio, forse, a un padre che avrebbe sicuramente abbracciato la rivoluzione digitale con la stessa irriverenza e la stessa passione che lo hanno contraddistinto in tutta la sua carriera artistica.