Napoli si erge a custode della memoria di Goffredo Fofi, figura intellettuale complessa e poliedrica, originaria di Gubbio (1937-2025).
La città, dove l’autore trovò rifugio e nutrimento spirituale a partire dagli anni ’70, celebra un legame profondo e fecondo, che ha lasciato un’eredità culturale inestimabile.
Come sottolinea Titti Marrone, Fofi ha incarnato per generazioni di giovani un punto di riferimento cruciale, un maestro non nel senso accademico, ma come guida nella scoperta del mondo e nell’esercizio del pensiero critico.
L’evento, promosso dal Teatro di Napoli-Teatro Nazionale sotto la direzione artistica di Roberto Andò, e sostenuto dalla sensibile curatela di Titti Marrone, si configura come un affresco articolato dell’intellettuale.
Guidato dal fine acume del giornalista e saggista Marino Sinibaldi, l’incontro ambisce a ripercorrere il cammino di Fofi, attraverso un intreccio di ricordi, testimonianze e immagini che ne illustrano la vasta gamma di interessi e impegni.
La sua attività, in costante dialogo con il reale, si è estesa dal cinema alla letteratura, dal teatro all’impegno civile e sociale, dalla produzione editoriale alla saggistica letteraria, dimostrando una curiosità insaziabile e una capacità di cogliere le contraddizioni del suo tempo.
Un momento particolarmente significativo sarà la proiezione di un estratto del film “Goffredo felicissimo?”, ancora in lavorazione, opera del regista Franco Maresco e della sceneggiatrice Claudia Uzzo.
Presentato alla Mostra del Cinema di Venezia, il film offre uno sguardo inedito sull’uomo Fofi, arricchito dalla partecipazione di figure emblematiche come Letizia Battaglia e lo stesso Maresco.
Roberto Andò, direttore del Teatro di Napoli, sottolinea l’importanza di Fofi come intellettuale capace di interrogare il reale con lucidità e coraggio, offrendo spunti di riflessione ancora oggi di straordinaria attualità.
L’eredità di Fofi non è solo una lezione di stile, ma soprattutto un monito a non rinunciare all’immaginazione, a non separarla dalla realtà sociale, ma a utilizzarla come strumento per comprenderla e trasformarla, mantenendo un saldo ancoraggio alla vitalità dei sentimenti umani e alle complessità dell’esperienza condivisa.
La sua capacità di combinare acume critico e profonda sensibilità lo rende un punto di riferimento imprescindibile per chiunque aspiri a comprendere il mondo e a interrogare le sue dinamiche più profonde.
L’omaggio del Teatro di Napoli si configura quindi come un tributo a un intellettuale che ha saputo coniugare rigore intellettuale e passione civile, lasciando un segno indelebile nel panorama culturale italiano.