L’epifania, il momento di svolta che ridisegna il nostro percorso, spesso si manifesta attraverso un incontro inatteso.
Un’idea, un’opera, un volto che illuminano la strada, offrendo una nuova prospettiva.
Questo concetto, caro a chiunque si dedichi alla creazione artistica, è stato profondamente radicato nella storia della famiglia Barboni, un nome imprescindibile nel panorama cinematografico italiano.
Dalle mani esperte di Leonida Barboni, il “mago del bianco e nero”, alla visione dinamica di Enzo Clucher, autore di pietre miliari come “Lo chiamavano Trinità”, la dinastia ha lasciato un’impronta indelebile.
Marco Tullio Barboni, erede di questa straordinaria eredità, incarna a sua volta un ponte tra generazioni, un artista che guarda al futuro senza dimenticare le radici.
Il 5 luglio 2025, Spoleto, città intrisa di storia e arte, accoglierà Marco Tullio Barboni per la consegna del prestigioso Premio Spoleto Art Festival.
La Rocca Albornoz, possente fortezza medievale che domina il borgo umbro, sarà il palcoscenico di un riconoscimento che celebra una carriera dedicata alla narrazione visiva.
Per lo scrittore, sceneggiatore e regista, l’incontro cruciale che ha segnato una svolta significativa è stato con le pagine di “Due pinte di birra” di Roddy Doyle.
Quel libro, con la sua apparente semplicità, ha rivelato la potenza del dialogo come motore narrativo, la capacità di svelare l’essenza dell’esperienza umana attraverso le conversazioni quotidiane, i silenzi, gli sguardi condivisi tra due amici al pub di Dublino.
La vivida concretezza delle immagini evocate dalla scrittura di Doyle, la sua capacità di rendere palpabile l’atmosfera e i personaggi, hanno risvegliato in Barboni un desiderio sopito: quello di trascendere i confini della sceneggiatura e abbracciare la scrittura di romanzi.
La scelta di utilizzare il dialogo come elemento strutturale fondamentale non è stata casuale.
Barboni, consapevole della profonda influenza della componente visiva nella sua professione, ha voluto esplorare un linguaggio narrativo che potesse rendere accessibili temi complessi, spesso relegati all’ambito della psicologia, come la dialettica tra conscio e inconscio, o la persistenza del “Puer Aeternum” nell’animo umano.
L’obiettivo era quello di raggiungere un pubblico più ampio, invitando i lettori a confrontarsi con interrogativi profondi attraverso la leggerezza di una narrazione apparentemente semplice.
I riscontri positivi non hanno tardato ad arrivare.
Il successo del suo primo romanzo, “.
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e lo chiamerai Destino”, culminato con l’adattamento teatrale che ha ricevuto il prestigioso Premio Ernesto Calindri, conferito dalla figlia di Paolo Grassi presso il Piccolo Teatro di Milano, ha confermato la validità del suo approccio narrativo.
Il Premio Spoleto Art Festival, un’istituzione radicata nella storia culturale italiana dal lontano 1950, rappresenta un riconoscimento al valore intrinseco dell’eccellenza artistica.
Sotto la guida di Luca Filipponi, presidente dello Spoleto Festival Art dal 2008, il premio ha subito una trasformazione nella sua formula e modalità di assegnazione, ma ha saputo preservare intatto il suo prestigio e la sua importanza nel panorama culturale nazionale.
Un premio che, come un faro, illumina il cammino di coloro che dedicano la loro vita alla creazione artistica.