Perugino, torna a casa: il dittico risplende a Palazzo Baldeschi.

Un evento di portata storica per l’Umbria e per gli studi peruginesi: il ritorno in terra umbra del dittico raffigurante Cristo coronato di spine e la Vergine, capolavori attribuiti a Pietro Vannucci, meglio noto come Perugino, rappresenta un atto di restituzione culturale e un’acquisizione di eccezionale importanza per la Fondazione Perugia.

Le opere, per decenni disperse in collezioni private inglesi e svizzere, tornano a risplendere a Palazzo Baldeschi, in corso Vannucci, restituendo alla comunità umbra un frammento essenziale della propria identità artistica.

L’acquisizione, avvenuta durante l’asta Dorotheum di Vienna del 22 ottobre 2024, non è semplicemente un atto di proprietà, ma un gesto di riconnessione con il cuore pulsante della creatività perugina.
Il dittico, databile al periodo 1495-1496, offre uno sguardo privilegiato sulla fase matura dell’artista, segnata dal suo soggiorno veneziano e dalla conseguente evoluzione stilistica.

L’abbandono del paesaggio naturale a favore di fondi scuri e atmosferici, un tratto distintivo di questa fase, testimonia l’influenza dell’esperienza veneziana e il progressivo sviluppo di un linguaggio pittorico più complesso e intimamente legato alla spiritualità.
L’iniziativa ha suscitato un vivo interesse tra studiosi, appassionati e istituzioni culturali, come evidenziato dalla partecipazione massiccia all’evento di presentazione.
Interventi di Francesco Federico Mancini, Antonio Natali, Vittoria Garibaldi e Gianluca Poldi, quest’ultimo dell’Università degli Studi di Udine, hanno offerto una ricostruzione dettagliata del percorso critico, storico e diagnostico che ha portato all’attribuzione definitiva delle opere a Pietro Vannucci.

Nonostante una precedente esposizione in diverse città, da Campione d’Italia a Parigi, la pubblicazione e la definitiva validazione da parte della comunità scientifica hanno acceso un dibattito attributivo ancora oggi stimolante.

Gli esperti hanno sottolineato come il dittico costituisca un caso studio di notevole rilevanza per la comprensione dell’opera perugina matura, un punto di snodo cruciale per la definizione della sua poetica.

La preziosa rifinitura esterna, un rivestimento in cuoio marrone finemente decorato in oro che evoca l’aspetto di una copertina libraria, non solo protegge e conserva le opere, ma suggerisce anche la loro originaria funzione: quella di un piccolo altarolo domestico, destinato a un luogo di preghiera intimo e personale.
La Fondazione Perugia ha promosso una recente campagna di indagini diagnostiche, i cui risultati sono stati presentati durante il convegno, svelando ulteriori dettagli sulla tecnica pittorica e lo stato di conservazione delle opere.

L’inserimento del dittico nelle collezioni della Fondazione rappresenta un arricchimento significativo del percorso espositivo di Palazzo Baldeschi, e si inserisce in un impegno pluriennale volto alla salvaguardia e alla valorizzazione del patrimonio storico-artistico umbro, con un focus particolare sull’eredità petrina.

Questo atto di recupero culturale non è solo un’acquisizione, ma un investimento nel futuro, un modo per restituire alla comunità umbra un tesoro di inestimabile valore, simbolo di un’epoca di splendore artistico e di profonda spiritualità.

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