Il sipario si chiude sulla sessantottesima edizione del Festival di Spoleto con un bilancio che proietta un’immagine di robustezza e rinnovato dinamismo.
I numeri parlano chiaro: incassi che salgono a 925.
000 euro, un incremento del 17% rispetto all’anno precedente, e un totale di 31.
000 biglietti venduti, segnando il miglior risultato in termini di affluenza dal 2008, anno in cui l’analisi dei dati ha assunto la forma attuale.
Questa edizione, l’ultima sotto la direzione artistica di Monique Veaute, ha offerto un cartellone di 67 spettacoli, tradotti in 106 rappresentazioni, con un tasso di affluenza che ha costantemente flirtato con il tutto esaurito, raggiungendo una media di occupazione pari al 90%.
Dietro a questa performance notevole si celano i contributi di 784 artisti internazionali provenienti da diverse compagnie, testimoniando la vocazione universalista del Festival.
La direttrice amministrativa, Paola Macchi, ha sottolineato come il Festival non si sia limitato a sopravvivere alle sfide del contesto socio-economico, ma abbia dimostrato una capacità di crescita e adattamento significativa.
Un risultato che, a suo dire, riflette l’impegno costante di tutta la struttura e la sua capacità di intercettare i nuovi bisogni del pubblico.
Il Presidente della Fondazione, e Sindaco di Spoleto, Andrea Sisti, ha espresso la sua gratitudine a Macchi e Veaute, riconoscendo il loro ruolo fondamentale nel restituire al Festival la sua anima originaria, amplificandola con elementi di innovazione e modernità.
La loro opera, ha affermato, ha non solo riconquistato il pubblico affezionato, ma ne ha attratto anche una nuova platea, ampliando la base di sostenitori del Festival.
Dietro questo successo, si celano anni di lavoro intenso e decisioni complesse, come riconosciuto dallo stesso Sisti, che ha evidenziato le difficoltà incontrate all’interno della Fondazione, un’istituzione matura che richiede una gestione attenta e professionale.
La direzione di un festival di questa portata, ha sottolineato, richiede figure di spicco, capaci di dedicarsi con impegno costante, non solo durante i quindici giorni del Festival, ma per tutto l’anno.
La naturale conclusione del percorso artistico di Monique Veaute non ha suscitato sorpresa, un esito condiviso da molti professionisti del settore, come accaduto al già citato Roberto Cicutto alla Biennale di Venezia.
La direttrice ha rilevato come, spesso, il successo artistico non sia sufficiente a garantire la conferma, e come fattori politici possano intervenire nella scelta delle figure chiave di un’istituzione culturale.
Il plauso per la programmazione del Festival, in netto contrasto con eventuali rimpazzi, suggerisce che il merito risieda in scelte e strategie che hanno saputo rispondere positivamente alle aspettative del pubblico.
La conferenza stampa finale, carica di commozione e orgoglio, ha proiettato un bilancio non solo dell’edizione corrente, ma degli ultimi cinque anni, evidenziando una traiettoria di crescita costante e una capacità di evoluzione che proietta il Festival di Spoleto come uno dei più importanti eventi culturali del panorama internazionale.
La sua identità, profondamente radicata nella storia e nella cultura umbra, continua a rinnovarsi, confermando il suo ruolo di ponte tra passato, presente e futuro.