L’evoluzione del panorama dell’intrattenimento notturno in Umbria, e in particolare il fenomeno del cosiddetto “caro-discoteca”, rivela dinamiche complesse che vanno ben oltre una semplice variazione dei costi di accesso.
Secondo i dati Siae, il prezzo medio di una serata danzante è aumentato di quasi tre euro, una cifra che riflette una serie di fattori strutturali e congiunturali che interessano il settore.
Enzo Muscinelli, presidente del SILB Confcommercio, federazione che rappresenta i locali da ballo, evidenzia come l’ampliamento dell’offerta – con la sempre maggiore presenza di cene, apericene e proposte combinate – contribuisca in maniera significativa all’incremento della spesa media per singolo utente.
Tuttavia, l’aumento dei prezzi non è l’unico sintomo di una profonda trasformazione.
Muscinelli sottolinea una crescente percezione di minore attrattività delle discoteche tradizionali.
Per compensare questa tendenza, si rende sempre più necessario ingaggiare artisti di richiamo, figure che possono generare un flusso di pubblico consistente, ma che comportano costi considerevoli – spesso superiori ai 50.
000 euro per serata – con conseguente ripercussione sui prezzi di ingresso.
Questo elemento introduce una polarizzazione dell’offerta, con locali che puntano su eventi di grande impatto e altri che cercano nicchie di mercato con proposte più contenute.
Un’ulteriore complicazione emerge dal fenomeno dell’abusivismo.
L’incremento di locali che offrono musica e ballo senza possedere le necessarie autorizzazioni e conformità alle normative di sicurezza e igienico-sanitarie rappresenta una sfida seria per il settore legale.
Nonostante i continui sforzi di segnalazione da parte del SILB, questa pratica illegale persiste e crea una concorrenza sleale, minando la sostenibilità dei locali che operano nel rispetto delle regole.
La pandemia di Covid-19 ha lasciato un’eredità duratura.
Oltre alle restrizioni dirette, si è assistito a un cambiamento nei comportamenti dei consumatori.
Muscinelli osserva con precisione la perdita di una fascia di clientela più matura, che, abituata a evitare luoghi affollati durante il periodo pandemico, ha consolidato questa preferenza anche dopo la fine dell’emergenza sanitaria.
Questo fenomeno, unitamente a una possibile riduzione della propensione generale alla socializzazione di gruppo, contribuisce a modificare il profilo della domanda e a imporre ai locali una riflessione strategica sulla riproposizione del proprio modello di business.
La resilienza del settore, quindi, dipenderà dalla capacità di adattarsi a queste nuove esigenze, offrendo esperienze diversificate e in grado di riconquistare la fiducia del pubblico, garantendo al contempo sicurezza e qualità.