L’assemblea pubblica di Confindustria Umbria ha rappresentato un’occasione cruciale per il presidente uscente, Vincenzo Briziarelli, di tracciare un bilancio del suo mandato e, soprattutto, di sollevare interrogativi pressanti sul futuro industriale dell’Europa.
Il suo intervento non si è limitato a una mera cronistoria, ma si è configurato come un’analisi critica e un appello a un cambio di rotta strategico.
Briziarelli ha espresso una profonda preoccupazione per la deriva ideologica che sembra aver imprigionato l’Unione Europea, allontanandola da una visione pragmatica e orientata alla crescita sostenibile.
Il perseguimento di un modello ideale, spesso scollegato dalle reali condizioni economiche e produttive, sta innescando un processo di erosione del tessuto industriale europeo, un paradosso amaro che penalizza le aziende più virtuose e all’avanguardia.
L’implementazione di strumenti come il Green Deal e il sistema ETS, pur nobili nei loro intenti, rischia di trasformarsi in un’arma a doppio taglio, disincentivando l’innovazione e favorendo la delocalizzazione.
La critica più pungente è rivolta alla tendenza a imporre soluzioni predefinite, soffocando l’iniziativa di imprenditori e scienziati.
Si auspica un ritorno a un approccio di “neutralità tecnologica”, dove si definiscono obiettivi chiari, lasciando poi al mercato e alla ricerca la libertà di individuare le vie per raggiungerli.
L’attuale quadro normativo, percepito come eccessivamente rigido e burocratico, rischia di relegare l’Europa a un ruolo marginale nel panorama industriale globale, con il rischio concreto di perdere competitività a favore di paesi che operano con regole più flessibili.
L’importanza strategica dei settori trainanti dell’economia europea – automotive, siderurgia, ceramica, cemento, vetro – è stata sottolineata con particolare enfasi.
Questi comparti, pilastri della produzione e dell’occupazione, si trovano a fronteggiare sfide sempre più complesse, aggravate da politiche europee che sembrano ignorarne le specificità.
Il rischio, paventato da Briziarelli, è quello di assistere a un progressivo smantellamento di intere filiere, con conseguenze devastanti per l’economia e la società.
Per rilanciare la crescita e preservare la competitività dell’Europa, è imperativo abbandonare la retorica astratta e concentrarsi sulla concretezza dei fatti.
Serve un’inversione di rotta, un cambio di paradigma che metta al centro il mondo del lavoro, gli investimenti e la creazione di valore.
La semplificazione delle procedure amministrative, la certezza dei tempi e l’adozione di politiche industriali mirate sono elementi imprescindibili per favorire l’innovazione, incentivare la produzione e attrarre capitali.
Infine, Briziarelli ha richiamato l’urgenza di creare un contesto economico favorevole, in grado di sostenere la crescita delle imprese e di generare occupazione.
Solo così sarà possibile affrontare le sfide del futuro, garantire la sostenibilità ambientale e sociale e costruire un’Europa più prospera e resiliente.
La difesa dell’industria europea non è un mero atto di conservazione, ma un investimento strategico per il futuro del continente.
Un futuro che, senza una solida base industriale, rischia di svanire in un miraggio di promesse non mantenute.







