La crescente insofferenza per un’infrastruttura ferroviaria gravemente compromessa ha superato la soglia della tolleranza. I sindaci di un ampio territorio, che abbraccia l’Umbria e la Toscana – un tessuto connettivo di comuni dell’area interna sud-ovest orvietano, del Trasimeno, della Valdichiana senese, e città cruciali come Orvieto e Chiusi – hanno formalizzato un atto di protesta, un documento programmatico indirizzato ai vertici del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, alle amministrazioni regionali di Umbria e Toscana, e alle dirigenze di Trenitalia e Rete Ferroviaria Italiana (RFI), oltre che alle commissioni parlamentari competenti. Questo gesto, lungi dall’essere un’improvvisazione, rappresenta il culmine di un disagio profondo e diffuso, alimentato dalla progressiva erosione del diritto alla mobilità per migliaia di cittadini.Il cuore della questione risiede nella persistente e inspiegabile deviazione di numerosi treni regionali e Intercity su binari di velocità ridotta, una scelta operativa che ha privato la comunità di collegamenti efficienti e affidabili. L’assenza di una visione strategica per il ripristino di servizi adeguati, a seguito degli interventi sulla rete, aggrava ulteriormente la situazione, esacerbando le difficoltà quotidiane dei pendolari, studenti, pazienti e lavoratori che dipendono dal sistema ferroviario per le loro necessità primarie.L’entrata in vigore dell’orario estivo ha amplificato il divario tra l’offerta attuale e le reali esigenze del territorio. Gli appelli provenienti dai comitati di pendolari e dalle forze politiche locali, trasversali e unite da un’unica causa, sono rimasti in gran parte inascoltati, alimentando un senso di abbandono e frustrazione. La mancanza di un’azione concertata tra le regioni, necessaria per elaborare una strategia interregionale concreta e per difendere le istanze di intere comunità, ha reso evidente la necessità di un’azione più incisiva.Di fronte a questa inerzia istituzionale, i sindaci hanno deciso di assumere un ruolo proattivo. L’iniziativa del 1° luglio, che vedrà i rappresentanti istituzionali, fascia tricolore al petto, unirsi ai pendolari in un corteo pacifico verso Roma, testimonia l’urgenza di una risposta immediata. L’obiettivo è quello di ottenere un incontro formale con i vertici del Governo, di Trenitalia e di RFI, per esporre in dettaglio le criticità e richiedere soluzioni concrete. La determinazione è chiara: se le risposte non arriveranno, la comunità si farà sentire direttamente, con la stessa compostezza e fermezza con cui ha denunciato l’isolamento infrastrutturale che la affligge, trasformando il disagio in un atto di civica responsabilità e di rivendicazione di un diritto fondamentale. L’obiettivo non è solo quello di risolvere un problema di trasporti, ma di riaffermare il valore di una comunità e la sua capacità di far sentire la propria voce.
Ferrovie al collasso: i sindaci umbri e toscani protestano
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