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sabato 15 Novembre 2025

Globalizzazione al collasso: il mondo ricorda il Titanic.

Il paradigma della globalizzazione, esposto come un progetto di integrazione universale negli ultimi tre decenni, si rivela oggi un’architettura fragile, quasi una metafora di un’imbarcazione come il Titanic, splendidamente costruita ma intrinsecamente vulnerabile.

Questa constatazione, espressa da Giulio Tremonti nel contesto della 32esima conferenza di Nemetria a Foligno, è il fulcro di un dibattito più ampio che coinvolge studiosi, istituzioni e figure chiave della sfera pubblica, un appuntamento che da anni intercetta le trasformazioni complesse e spesso contraddittorie della nostra epoca.
L’eredità dei “grandi disegni” per lo sviluppo dell’umanità, una volta animati da una speranza di progressivo avvicinamento e prosperità condivisa, è oggi oscurata da una crescente prevalenza della forza bruta e della logica del profitto.

I conflitti in Ucraina, in Medio Oriente e in Sudan sono manifestazioni concrete di questa deriva, sintomatici di una frattura profonda nel tessuto globale.
Come sottolineato da Andrea Riccardi, la perdita di una memoria storica solida e condivisa condanna il futuro a una miopia pericolosa.
Le vie del dialogo, della diplomazia e della costruzione di un ordine mondiale più coeso, pavimentate con fatica al termine della Seconda Guerra Mondiale, sembrano ormai sbiadite.

La salvezza, secondo Riccardi, risiede nella riscoperta e nell’applicazione rigorosa della ragione, come antidoto all’istinto bellico.

L’evoluzione del panorama geopolitico, con gli Stati Uniti sempre più orientati verso il Pacifico, impone alla comunità europea la necessità di sviluppare una capacità difensiva autonoma, credibile e sostenibile.
Ciò implica investimenti strategici in tecnologia, risorse umane e infrastrutture, come evidenziato dall’intervento di Angelo Maria Petroni.

La vera sfida, tuttavia, non è semplicemente accumulare potenza militare, ma riaffermare il primato della sicurezza dei cittadini come obiettivo ultimo dell’azione politica.

Le armi devono essere considerate strumenti di protezione, non guide che dettano il corso degli eventi.

Tremonti ha portato una prospettiva storica di ampio respiro, decostruendo il mito della globalizzazione e confrontando la situazione attuale con le turbolenze del Cinquecento.
La celebre frase di Shakespeare, “Time is out of joint”, risuona con particolare risonanza nell’epoca contemporanea, segnata dall’ascesa inarrestabile della Cina, dalla rivoluzione digitale, dal rischio imminente di una nuova crisi finanziaria e dalla guerra che si propaga dai confini orientali all’Europa occidentale.

La nostra epoca è indubbiamente caratterizzata da un “Mundus Furiosus”, un mondo agitato e caotico, ma l’umanità, nonostante le avversità, possiede una resilienza intrinseca e la capacità di reinventarsi.
La sfida cruciale è quella di trascendere i confini ideologici e geografici, riscoprendo i valori fondamentali di cooperazione, solidarietà e rispetto reciproco, per costruire un futuro più equo e pacifico per tutti.

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