La persistente e fitta nebbia che avvolge il bacino umbro sta generando significative disagi operativi per l’aeroporto San Francesco d’Assisi di Perugia, un nodo cruciale per i collegamenti regionali e nazionali.
L’evento meteorologico, protratto per diversi giorni, impone una drastica riduzione delle attività, con conseguenze dirette su migliaia di passeggeri e un impatto economico non trascurabile.
Le operazioni aeroportuali sono state pesantemente compromesse, con una pluralità di voli impossibilitati ad atterrare o decollare a causa della ridotta visibilità, che si attesta ben al di sotto delle soglie minime di sicurezza.
Secondo le informazioni raccolte, più di dieci voli hanno dovuto rinunciare all’atterraggio, mentre un numero considerevole di passeggeri è stato dirottato verso altre destinazioni, per poi essere trasferiti a Perugia tramite autobus, un dispendio di tempo e risorse che aggrava l’inconveniente.
“In condizioni atmosferiche di questo genere, la nostra priorità assoluta è la sicurezza,” ha dichiarato Umberto Solimeno, direttore dell’Aeroporto dell’Umbria, sottolineando l’impossibilità di derogare alle rigide normative che regolano le operazioni in condizioni di scarsa visibilità.
I parametri di riferimento, inferiori a 550 metri in orizzontale e a soli 60 metri in verticale, rendono impraticabile qualsiasi tentativo di atterraggio o decollo.
Normalmente, le operazioni aeroportuali si avvalgono di sistemi di navigazione strumentale, un dialogo complesso tra i sistemi di bordo dell’aeromobile e le infrastrutture a terra, che permettono un approccio e un allontanamento preciso, anche in condizioni meteorologiche non ideali.
Tuttavia, quando la visibilità precipita al di sotto di certi livelli, l’aeromobile deve ricorrere a una navigazione a vista, una procedura più complessa e rischiosa che richiede un elevato grado di esperienza e visibilità.
La situazione evidenzia anche le limitazioni infrastrutturali dell’aeroporto di Perugia, un hub regionale di dimensioni contenute.
L’implementazione di sistemi avanzati come l’ILS (Instrument Landing System), in grado di permettere atterraggi strumentali con visibilità ridotta, richiederebbe investimenti multimilionari, un esborso finanziario sproporzionato rispetto alle dimensioni e al volume di traffico dello scalo.
L’aggiornamento, sebbene potenzialmente in grado di mitigare i disagi causati dalla nebbia, appare al momento impraticabile.
L’episodio mette in luce la vulnerabilità dei piccoli aeroporti di montagna di fronte a fenomeni meteorologici estremi, e sollecita una riflessione più ampia sulla necessità di strategie di resilienza e di investimenti mirati per garantire la continuità dei servizi aerei anche in contesti geografici particolarmente sfavorevoli.
La gestione di un aeroporto in una zona come l’Umbria, soggetta a variazioni climatiche improvvise, impone una costante attenzione alla sicurezza e una pianificazione flessibile per affrontare le emergenze.






