La stagione olivaria umbra si conclude con un bilancio complesso, segnato da una resa inferiore rispetto alle aspettative nazionali e ai livelli dell’anno precedente, attestandosi intorno al 40% di calo.
Tuttavia, la situazione presenta una marcata eterogeneità territoriale, con aree più penalizzate e altre che hanno mitigato il declino.
Questo scenario è il risultato di una combinazione di fattori ambientali e parassitari che hanno messo a dura prova il comparto olivicolo.
Come evidenziato dai monitoraggi di Aprol, la diffusione della mosca olearia, favorita da precipitazioni estive che hanno creato un ambiente umido ideale per il suo sviluppo, ha rappresentato una delle principali cause del ridotto raccolto.
A ciò si è aggiunto il fenomeno dell’alternanza produttiva, un meccanismo naturale che, dopo una stagione particolarmente abbondante, tende a determinare una fase di “scarica” nella produzione.
Nonostante le difficoltà, gli olivicoltori umbri hanno dimostrato una notevole capacità di adattamento e una solida professionalità.
La prevedibilità del calo produttivo, unita a una stagione sfidante, non ha compromesso la qualità dell’olio, che si mantiene ad un buon livello, con rese che, sebbene inferiori, hanno superato quelle dell’anno precedente.
La complessità di questo anno di lavoro sottolinea l’imperativo di investimenti mirati nella prevenzione, nella ricerca scientifica e nell’adozione di tecnologie di monitoraggio avanzate.
L’impegno di Aprol e Coldiretti è rivolto a fornire agli imprenditori gli strumenti necessari per un approccio integrato e moderno, volto a garantire la stabilità produttiva e a valorizzare il prodotto nel tempo.
Anche in un anno di volumi ridotti, l’Umbria riesce a esprimere un olio dal carattere distintivo, profondamente radicato nel territorio e apprezzato a livello internazionale.
La cura meticolosa degli oliveti e la competenza dei frantoiani sono elementi cruciali che distinguono l’olio umbro, conferendogli unicità e qualità intrinseche.
La riduzione dei volumi non deve essere percepita come un deterrente, ma come uno stimolo a rafforzare l’intera filiera, promuovendo l’aggregazione, la valorizzazione dell’origine geografica e la creazione di un marchio distintivo.
L’olio umbro continua a incarnare valori di qualità, autenticità e tradizione, e su questi pilastri fondamentali deve essere costruito il futuro del settore, con un occhio di riguardo alla tutela ambientale.
L’Umbria vanta una ricca presenza di olivi, quasi 7,5 milioni di piante che occupano circa 30.000 ettari, permettendo una produzione media di circa 65.000 quintali di olio all’anno.
La Denominazione di Origine Protetta (DOP) dell’olio extravergine di oliva Umbria abbraccia l’intera regione, suddivisa in cinque sottozone, ognuna con le proprie peculiarità organolettiche.
La fitta rete di frantoi, circa 200, dislocati capillarmente sul territorio, rappresenta un fattore chiave per la garanzia della freschezza e della qualità dell’olio, permettendo la frangitura immediata delle olive appena raccolte, evitando perdite di qualità dovute a periodi di stoccaggio prolungati.
Questa sinergia tra tradizione, innovazione e attenzione alla qualità è ciò che rende l’olio umbro un prodotto unico e prezioso, un tesoro da custodire e valorizzare per le generazioni future.







