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sabato 8 Novembre 2025

Umbria, farmacisti in piazza: sciopero e proteste contro Federfarma

Un’ondata di protesta ha coinvolto la regione Umbria, con una significativa mobilitazione di farmacisti in segno di forte dissenso verso la mancata intesa per il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL), scaduto il 31 agosto 2024.
L’adesione allo sciopero nazionale, indetto dalle organizzazioni sindacali Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil, ha raggiunto livelli elevati, testimoniando un profondo malcontento all’interno della categoria.
La manifestazione perugina, caratterizzata da una partecipazione massiccia, ha visto la convergenza di quasi trecento lavoratori provenienti da diverse aree dell’Umbria, riversandosi in piazza Italia per esprimere le proprie rivendicazioni.

La protesta, inizialmente un presidio, si è trasformata in un corteo spontaneo lungo corso Vannucci e via Baglioni, animato da cori, striscioni, fumogeni e bandiere, a sottolineare la determinazione dei manifestanti.
Il cuore del conflitto risiede nella posizione di Federfarma, accusata dai sindacati di una rigidità inaccettabile e di una sottovalutazione della crescente pressione economica e professionale che grava sui farmacisti.
L’offerta economica presentata, pari a soli 180 euro lordi, è stata definita dai sindacati “insufficiente e irrisoria,” incapace di compensare l’erosione del potere d’acquisto causata dall’inflazione e di riconoscere il valore intrinseco del lavoro svolto.
La rivendicazione non si limita alla mera compensazione economica.
I farmacisti insistono per un riconoscimento del loro ruolo sociale e sanitario, che va ben oltre la semplice erogazione di farmaci.
Le farmacie private, infatti, rappresentano un pilastro fondamentale per l’accesso alle cure e per l’assistenza alla persona, fungendo da punto di riferimento per milioni di cittadini, soprattutto nelle aree meno servite.
Si tratta di professionisti che si confrontano quotidianamente con crescenti responsabilità, un carico di lavoro che spesso include turni intensivi, la disponibilità nei giorni festivi e un costante aggiornamento professionale.
La retribuzione attuale, attestatasi attorno ai 1.500 euro mensili, appare sproporzionata rispetto alle mansioni e alle competenze richieste, e non tiene conto dell’impatto emotivo e psicologico derivante dalla gestione di situazioni delicate e spesso complesse.

Nonostante le difficoltà legate alla natura del lavoro, spesso svolto in contesti isolati e con scarsa connessione tra i colleghi, i farmacisti hanno dimostrato una notevole capacità di organizzazione e una ferma volontà di far valere i propri diritti e di tutelare la propria dignità professionale.
Il messaggio diretto a Federfarma è chiaro: è necessario un cambio di rotta, un riconoscimento concreto delle esigenze e delle aspirazioni dei lavoratori, altrimenti la mobilitazione proseguirà, con l’obiettivo di ottenere un contratto equo e sostenibile che valorizzi il ruolo cruciale dei farmacisti nel sistema sanitario nazionale e nella vita delle comunità.

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