L’Umbria, terra di santi e di storia, si trova a fronteggiare una crisi di mobilità che sta minando la qualità della vita dei suoi abitanti e mettendo a dura prova il suo fiorente settore turistico.
L’episodio più recente, due ore di sofferenza su un treno privo di climatizzazione tra Assisi e Spello a causa di un guasto elettrico, è solo l’ultima, e particolarmente emblematico, manifestazione di un disagio più profondo e radicato.
La situazione, denunciata con fermezza dalla Vicepresidente della Camera, Anna Ascani, va ben oltre un singolo episodio.
L’estate umbra si è rivelata un vero e proprio incubo per i viaggiatori, segnata da un’escalation di cancellazioni improvvise, soppressioni di tratte essenziali e frequenti imposti bus sostitutivi.
Un quadro aggravato dalla carenza di informazioni chiare e tempestive, che lascia passeggeri e visitatori in uno stato di frustrazione e incertezza.
L’amara ironia risiede nel contrasto tra i proclami ufficiali – che paventano investimenti mirati a elevare la sicurezza della rete ferroviaria, ammodernare le infrastrutture e ottimizzare i tempi di percorrenza – e la realtà tangibile di un sistema collassato.
Un divario incolmabile che isola comunità, compromette l’accesso ai servizi e danneggia irreparabilmente l’immagine di una regione che vive del turismo.
La mobilità non è un mero optional, ma un diritto fondamentale che garantisce la connessione tra i territori, facilita l’accesso al lavoro, all’istruzione e all’assistenza sanitaria, e contribuisce allo sviluppo economico e sociale di una comunità.
Limitare o compromettere questo diritto significa generare disuguaglianze, frustrazioni e un senso di abbandono.
L’Umbria, con la sua ricchezza culturale e paesaggistica, necessita di un sistema di trasporti efficiente e affidabile per accogliere i flussi turistici e garantire la coesione sociale.
Proclami e promesse di futuro non bastano: è urgente un cambio di passo, con interventi concreti e mirati a risolvere i problemi attuali, a partire da un’analisi approfondita delle cause del malfunzionamento, una revisione delle procedure operative e un rafforzamento del dialogo con le comunità locali.
La ripresa del diritto alla mobilità è un imperativo, non una mera questione politica.