Trasporti pubblici in Umbria: un futuro a rischio, tra continuità di scelte discutibili e promesse non mantenute.Le organizzazioni sindacali Filt Cgil e Faisa Cisal hanno proclamato lo stato di agitazione e avviato le procedure di raffreddamento, sollevando un campanello d’allarme sul futuro del trasporto pubblico locale (Tpl) in Umbria. La decisione, annunciata dai segretari Ciro Zeno e Cristian Di Girolamo, non è un gesto impulsivo, ma il culmine di anni di preoccupazioni ignorate e di una continuità di scelte politiche che minacciano l’occupazione, la qualità del servizio e la sostenibilità del sistema stesso.Il cuore della controversia risiede nella decisione, ormai consolidata dalla giunta regionale, di procedere con una gara d’appalto suddivisa in quattro lotti. Un modello già contestato in passato, quando l’amministrazione precedente optò per la stessa impostazione, con la promessa di una riorganizzazione che si è rivelata un fallimento. Le critiche attuali non si limitano a un mero dissenso politico, ma si fondano su un’analisi approfondita delle conseguenze pratiche: frammentazione del settore, precarietà lavorativa, riduzione dei servizi e, in ultima analisi, un rischio concreto di collasso del sistema di trasporto.Le organizzazioni sindacali denunciano un cortocircuito politico che vede la nuova giunta replicare gli errori del passato, incurante delle promesse elettorali e apparentemente sorda alle voci dei lavoratori e dei cittadini. Viene ricordata l’esperienza amara di un’esclusione triennale dai tavoli negoziali, una punizione per la franchezza con cui le organizzazioni sindacali hanno contestato il modello a quattro lotti, a favore di accordi con sigle sindacali più accomodanti, vicine a forze politiche di destra. Il quadro è aggravato dalla mancanza di trasparenza e dalla scarsa competenza dimostrata nella gestione della gara. Viene messa in discussione la figura dell’advisor e dei tecnici regionali, accusati di perpetrare un modello consolidato senza valutare alternative e senza ascoltare voci esterne capaci di fornire una valutazione imparziale. L’insistenza su questa impostazione rischia di condannare il sistema a un declino irreversibile, con conseguenze devastanti per l’economia locale e per la mobilità dei cittadini.Un altro punto dolente è la clausola sociale, presentata come garanzia di tutela per i lavoratori, ma avvolta nel mistero. L’assenza di informazioni concrete alimenta il sospetto di una mera operazione di facciata, un palliativo che non risolve i problemi strutturali del settore.Nonostante le difficoltà, le organizzazioni sindacali hanno tentato di costruire un dialogo costruttivo con l’amministrazione regionale, ottenendo importanti concessioni, come l’estensione della tutela contrattuale anche ai futuri lavoratori. Tuttavia, la mancanza di progressi concreti sulle principali questioni, unite alla persistente adesione al modello a quattro lotti, hanno reso inevitabile l’annuncio dello stato di agitazione.La speranza è che la Regione Umbria possa ancora invertire la rotta, ascoltando le ragioni dei lavoratori e dei cittadini, e optando per una soluzione più equa e sostenibile. L’esperienza passata ha insegnato a non fidarsi delle promesse elettorali, e solo azioni concrete potranno ripristinare la fiducia perduta. Lo stato di agitazione rappresenta quindi non solo una protesta, ma un appello urgente al buon senso e alla responsabilità politica, per evitare che il trasporto pubblico in Umbria diventi un altro esempio di fallimento annunciato.
Umbria: Trasporti Pubblici a Rischio, Sindacati in Agitazione
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