La ricostruzione post-terremoto del 2016 in Umbria si rivela un processo complesso, un intreccio di numeri che raccontano la frammentazione e la ridefinizione del tessuto economico della Valnerina. L’analisi della Camera di Commercio dell’Umbria dipinge un quadro articolato, dove la ripresa convive con la perdita di elementi strutturali del passato. Il focus non è solo sulla quantità di lavoro creato, ma sulla sua qualità e sulla sua distribuzione.L’aumento degli addetti subordinati, sebbene significativo, non deve oscurare la contrazione degli addetti familiari, un indicatore cruciale della salute delle microimprese, pilastro storico dell’economia locale. Questa doppia dinamica si fa ancora più evidente se si esclude Spoleto dall’analisi, isolando i comuni più piccoli e montanari, quelli più direttamente colpiti dal sisma.Tra il 2015 e il 2025, i lavoratori subordinati in questi 14 comuni sono aumentati del 24,4%, un dato che testimonia un’evoluzione verso modelli di impresa più strutturati e basati su rapporti di lavoro dipendenti. Questa crescita costante, iniziata nel 2021, riflette l’impatto dei cantieri di ricostruzione, che hanno attratto nuove imprese, principalmente nel settore edile, spesso dotate di personale esterno. Anche le imprese locali, pur mantenendo la sede in Umbria, hanno dimostrato capacità di adattamento, espandendo le proprie attività al di fuori del territorio e assumendo nuovo personale.L’emergenza di nuove opportunità lavorative ha portato con sé un fenomeno positivo: la regolarizzazione di rapporti di lavoro precedentemente in nero o documentati come attività familiare. Questo processo di formalizzazione contribuisce in maniera significativa alla crescita dei dati relativi agli addetti con contratto, riducendo il peso del lavoro sommerso, un problema storico di questa area.Parallelamente, si registra una diminuzione degli addetti familiari, passati da 2.229 nel 2015 a 1.945 nel 2025. Questa contrazione non è unicamente legata al sisma, ma è parte di un trend più ampio che vede il declino del modello imprenditoriale a conduzione familiare a livello nazionale. L’evento sismico ha esacerbato questa tendenza, accelerando l’esodo forzato di molte famiglie e generando incertezza sul futuro, impedendo la ripresa delle attività nelle aree di origine.La ricostruzione, dunque, non è solo una questione di muri e tetti, ma anche di persone e di lavoro. La transizione verso un’economia basata maggiormente su rapporti di lavoro dipendenti solleva interrogativi importanti sulla sostenibilità del tessuto sociale e sulla necessità di accompagnare le imprese familiari verso nuove forme di sviluppo, preservando al contempo le competenze e le tradizioni che caratterizzano l’identità della Valnerina. La sfida futura è trovare un equilibrio tra la modernizzazione economica e la salvaguardia del patrimonio umano e culturale di questa terra.
Valnerina, la ricostruzione: tra lavoro dipendente e addio alle famiglie
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